Quando potrà essere libero Filippo Turetta dopo l’ergastolo (la famiglia è sotto sorveglianza per minacce)
Filippo Turetta ha ricevuto una condanna all’ergastolo per omicidio volontario premeditato, sequestro di persona e occultamento di cadavere dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Il tribunale ha però escluso l’aggravante della crudeltà e l’accusa di stalking. Turetta è apparso ai volontari del carcere di Montorio a Verona dove risiede come «distrutto» e con evidenti problemi psicologici. Attualmente non lavora ma segue un corso di perfezionamento di inglese, oltre a leggere libri e provare a imparare a suonare uno strumento musicale. Ma la sua condanna all’ergastolo non vuole dire che la sua sia una situazione di «fine pena mai».
10 anni
Il Messaggero spiega che la Corte d’Assise non ha disposto nei suoi confronti l’isolamento diurno. E quindi in base alla legge se Turetta dovesse tenere un comportamento esemplare in carcere potrebbe accedere ad alcuni benefici. Dopo 10 anni di carcere (di cui uno praticamente già scontato, quindi nove) potrà ricevere permessi per frequentare percorsi formativi professionalizzanti all’interno o all’esterno del carcere. E dopo 26 anni – o 21 sempre in caso di premialità comportamentali – potrà ottenere la semilibertà. E uscire di prigione, dopo l’ok del tribunale di sorveglianza, all’età di 48 anni. Turetta subito dopo la sentenza ha detto che era giusta, dichiarando anche la volontà di rimettersi a studiare. Il verdetto se lo aspettava, mentre attende la prossima visita dei genitori in carcere.
La famiglia sotto sorveglianza
«È stata un’attesa angosciante, lunga. Lo sapevo, ero preparato alla parola ergastolo, sono rimasto impietrito, ma sono sereno, non mi aspettavo nulla di diverso», sono le parole di Turetta dopo la lettura della sentenza da parte del presidente Stefano Manduzio. «Un giovane distrutto», lo ha definito chi ha accesso, per lavoro o volontariato, alla terza sezione del carcere di Montorio a Verona. Intanto la sua famiglia è stata presa di mira dagli hater. Il Corriere della Sera fa sapere che i genitori Nicola ed Elisabetta e il fratello minore di Filippo sono sotto stretta sorveglianza da parte dei carabinieri. Le pattuglie presidiano la loro casa nel padovano. Dove è stato installato un sistema di sorveglianza. Anche nella seconda proprietà.
L’avvocata Paola Rubini
L’avvocata Paola Rubini è stata nominata «quest’estate – spiega al quotidiano – dopo che è stato pubblicato il video del famoso colloquio, che ha avuto conseguenze di rilievo dal punto di vista penale. Il padre è stato oggetto di un attacco esagerato». Sull’intervista del fratello di Filippo a Mediaset la legale spiega che quelle frasi sono ora «oggetto di valutazione, stiamo capendo come procedere. Non è corretto che terzi estranei al fatto debbano essere vittima del male non causato da loro. Il processo mediatico non lo sopporto, non esiste che ci sia un procedimento al di fuori delle pareti di un tribunale».
L’avvocato di Turetta
Anche l’avvocato di Turetta ha ricevuto minacce. Una busta con tre proiettili è stata recapitata allo studio del legale Giovanni Caruso, che secondo Gino Cecchettin con la sua arringa aveva offeso la famiglia. Le tre pallottole erano avvolte in un foglio di carta. Caruso ha da subito contattato la questura per riferire dell’episodio. In seguito all’episodio è stato convocato d’urgenza in Prefettura un comitato tecnico per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel quale il prefetto Giuseppe Forlenza ha accolto le indicazioni del questore Marco Odorisio per la predisposizione di un servizio di vigilanza a tutela di Caruso, organizzato in tre aree: l’abitazione del legale, il suo studio, e l’istituto dell’Università di Padova dove Caruso è professore ordinario di diritto penale.