Crisi Francia, Macron accetta le dimissioni di Barnier poi incontra l’ex ministro Bayrou. Alle 20 il discorso alla nazione dall’Eliseo
Il presidente francese Emmanuel Macron ha accettato le dimissioni dell’ormai ex primo ministro Michel Barnier, sfiduciato ieri 4 dicembre dal parlamento. Barnier rimarrà in carica per sbrigare gli affari correnti, ma l’Eliseo dovrà proporre un nuovo nome ai partiti. Ci potrebbe già essere il nome: il presidente a pranzo ha infatti incontrato il fedelissimo Francois Bayrou. Stasera alle 20 Macron parlerà in diretta alla nazione su TF1. L’ultimo governo durato poco più di 90 giorni è crollato dopo i 331 voti contrari, sia da sinistra, con la coalizione del Nouveau Front Populaire (NFP), sia da destra, con il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen.
La lettera di dimissioni
December 5, 2024
«Avendo l’Assemblea adottato una mozione di censura, ho l’onore di consegnare le dimissioni del governo, in applicazione dell’articolo 50 della Costituzione», è la lettera consegnata da Michel Barnier a Emmanuel Macron questa mattina all’Eliseo.
Chi è Francois Bayrou, il leader di MoDem già ministro della Giustizia
Dopo l’incontro con Barnier che sancisce la fine della sua esperienza come capo di governo, Macron avrebbe invitato a pranzo Francois Bayrou, l’ex ministro e leader dal 2007 di Movimento Democratico (MoDem). È considerato una persona molto vicina al presidente e attualmente il favorito per succedere a Barnier. Per le sue posizioni centriste e la lunga esperienza politica, è anche ritenuto una delle pochissime figure in grado di dialogare con gran parte dell’arco parlamentare, anche con il Rassemblement National. Bayrou è stato eletto per la prima volta deputato in Assemblea nel 1986, venendo poi rieletto in altre tre occasioni. È stato anche europarlamentare, ministro dell’Educazione dal 1993 al 1997 e della Giustizia per poco più di un mese nel 2017 del governo di Edouard Philippe.
Il sondaggio: il 59% dei francesi vuole il passo indietro di Macron
Secondo un sondaggio di Odoxa – Backbone Consulting per Le Figaro, quasi sei francesi su dieci (59%) vogliono che il Presidente della Repubblica si dimetta. Si tratta di cinque punti percentuali in più rispetto a settembre. Invece, più della metà dei francesi (52%) ritiene che la mozione di censura approvata ieri e le dimissioni del governo siano «un bene per la Francia».
La legge di bilancio e la fretta per il nuovo governo
I principali partiti francesi hanno già messo i loro paletti intorno al prossimo esecutivo. Ma il tempo è limitato, perché il parlamento francese deve approvare la legge di bilancio per il 2025. Il nuovo governo dovrà dunque approvare un testo e sottoporlo all’Assemblea Nazionale in tempi brevissimi. In via emergenziale, si potrebbe estendere la legge di bilancio 2024 anche all’anno prossimo, ma probabilmente ciò non conterrebbe la crescita del sempre più pesante debito pubblico francese. Inoltre, non trova il favore del Rassemblement National, che promette di sfiduciare anche il prossimo governo se le richieste del partito non verranno accolte.
Le linee rosse del Rassemblement National sul nuovo premier
«Le nostre linee non sono cambiate, sono le stesse», ha dichiarato Jean-Philippe Tanguy, parlamentare del partito di estrema destra intervistato questa mattina a Radio RTL. Tanguy ha citato in particolare «l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione». Altre priorità per RN sono i prezzi dell’energia e dei farmaci. «Se il nuovo governo non le rispetta, il RN non voterà la fiducia», ha avvertito, aggiungendo che il partito di estrema destra «non ha nessun patto da sottoscrivere. Le nostre linee rosse sono chiare». Dietro le quinte a Parigi circola però anche un’altra interpretazione, tra il politico e il giudiziario: Le Pen avrebbe alzato la posta con Barnier, presentandogli richieste sempre più pressanti e inaccettabili sino a farlo cadere perché ha fretta.
France Insoumise: «Il nuovo premier deve essere uno dei nostri»
Da sinistra, la France Insoumise di Jean-Luc Melenchon fa sapere che non accetterà un premier che non provenga dai propri ranghi. Ad affermarlo è stata Mathilde Panot dai microfoni di LCI. Il partito sfiducerebbe «certamente» qualsiasi primo ministro che non appartenga al Nuovo Fronte Popolare, la coalizione delle forze di sinistra ed estrema sinistra nel parlamento francese. Il voto contrario ci sarebbe anche qualora il presidente Emmanuel Macron proponesse una figura di centrosinistra esterna al fronte, come ad esempio l’ex premier socialista Bernard Cazeneuve.
Repubblicani: «Appoggeremo il nuovo governo, ma meno sprechi»
Pragmatici i Repubblicani. Affermano che «non faranno cadere» il futuro governo anche se dovessero decidere di non parteciparvi. A dichiararlo stamattina alla TV pubblica France 2, è stato il capogruppo del partito nell’Assemblea Nazionale, Laurent Wauquiez. «Non bloccheremo nulla, non perseguiremo la strategia del “tanto peggio”, non faremo cadere il governo, non faremo quello che ha fatto Marine Le Pen», ha dichiarato Wauquiez. Il parlamentare ha però specificato le priorità politiche del proprio schieramento: «meno sprechi di denaro pubblico, valorizzazione del lavoro e maggiore sicurezza». Wauquiez ha aggiunto che la Le Pen si è «screditata» come futura leader di un governo votando la sfiducia: «Quando pretendi di voler dirigere un Paese, non puoi fare la scelta dell’instabilità. È un atteggiamento unicamente distruttivo».
In copertina: EPA/STEPHANE DE SAKUTIN I Il presidente francese Emmanuel Macron all’interno della cattedrale di Notre-Dame di Parigi durante la «passeggiata» di inaugurazione.