Siria, i ribelli prendono Hama: «Non ci sarà vendetta». Si ritira l’esercito di Assad
I ribelli jihadisti sono entrati ad Hama. Da giorni la terza città della Siria era sotto assedio e teatro della battaglia tra i soldati del governo di Assad – sostenuti da Russia e Iran -, e le forze di opposizione siriane sostenute dalla Turchia. I ribelli jihadisti hanno affermato di essere entrati nel carcere di Hama di aver liberato i detenuti. Mentre cercavano di rompere le difese di Hama, la Russia ha supportato il regime di Assad con bombardamenti che non sono stati sufficienti a impedire alle forze governative di cedere. L’annuncio dell’esercito è arrivato poco dopo le 14 ora italiana: «Nelle ultime ore, i gruppi terroristici sono riusciti a sfondare diversi fronti della città e ad entrarvi», ha affermato l’arma siriana in un comunicato, specificando che le sue forze si sono «ridistribuite fuori città».
La paura dei civili
Nelle ore precedenti l’ingresso dei ribelli che il 30 novembre scorso hanno conquistato Aleppo a otto anni dalla cacciata, Hama era stata progressivamente isolata. Secondo quanto riportato fonti locali, le comunicazioni Internet si sono interrotte in tutta l’area tra ieri e oggi. Gli abitanti hanno atteso gli sviluppi chiusi in casa, ha spiegato un locale in una telefonata intercontinentale all’Ansa preoccupato per il proprio futuro. Gli abitanti temono che ora che sono in controllo della città gli jihadisti possano vendicarsi del massacro inflitto dalle forze governative nel 1982 alla popolazione musulmana che aveva tentato una insurrezione. Vi morirono almeno 35 mila persone.
«Non ci sarà vendetta»
Ma non ci sarà vendetta. Almeno secondo quanto sostiene il capo dei ribelli Abu Mohammed al-Jolan. «Chiedo a Dio onnipotente che sia una conquista senza vendetta per rimarginare la ferita che dura da 40 anni in Siria», ha detto in un messaggio sul proprio canale Telegram, riferendosi alla sanguinosa repressione delle forze governative nel 1982 contro la rivolta promossa dai Fratelli musulmani. Parole di rassicurazione sono arrivate anche dalla Turchia, che sostiene militarmente i ribelli. «Le nostre truppe adottano tutte
le misure per mantenere la stabilità nella regione».
In copertina: EPA/MOHAMMED AL RIFAI