Paola Cortellesi e l’effetto “C’è ancora domani”: «Viene voglia di fare la rivoluzione ed essere libere»
Dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin «non possiamo più fare finta di niente. Il motivo per cui ho fatto questo film è parlare di questo argomento, dire chiaramente: “Abbiamo un problema”. I giornalisti italiani fanno un grande lavoro, dando conto delle vittime di femminicidio. Ma non basta». Paola Cortellesi, regista e attrice di C’è ancora domani, spiega oggi a La Stampa cosa si può fare per arginare l’emergenza: «Con la Fondazione “Una Nessuna Centomila” di cui faccio parte continuiamo a ripetere che è necessario che ci sia un controllo, che si spingano le donne a denunciare, ma anche che si dia loro protezione immediata e che le pene siano sempre più aspre per chi commette crimini del genere», dice a Claudia Catalli.
La prevenzione
Sulla prevenzione, invece, «siamo uno dei pochi Paesi che non ha l’educazione all’affettività nelle scuole». Dovrebbe esserci: «A seconda dei vari ordini si potrebbe parlare di educazione sentimentale, educazione al rispetto e poi educazione sessuale là dove i ragazzi sono più grandi e pronti ad affrontare l’argomento». E questo perché «se non si fa educazione non si fa esperienza, non se ne parla insieme, non si cresce insieme. E credo che il problema resti, quindi spero che attraverso questo si riesca finalmente a fare prevenzione». Mentre le nuove generazioni devono continuare il lavoro: «Un cammino comune per difendere i loro diritti, anche quelli che hanno già, perché i diritti non sono mai eterni. Bisogna continuare a difenderli e sapere come farlo aiuta».
Il successo del film
C’è ancora domani è stato il film più visto del 2023 e sesto miglior incasso per un film italiano nel 2024: «È successa una cosa grande e bella, che è stata anche una forte esperienza di vita. Quello che mi è accaduto non è detto che accada in un’intera esistenza, e il film continua a camminare in tutto il mondo». Cortellesi è entusiasta: «L’affetto del pubblico mi ha abbracciato, ho ricevuto e letto con attenzione tantissimi commenti, lettere e messaggi sui social, ma quello che mi resta veramente è racchiuso nelle parole di una ragazza che mi ha scritto: “Si esce dal film con la voglia di fare la rivoluzione ed essere libere”. Questo per me è il più grande regalo che il film mi ha fatto».