Basilicata, arriva la conferma definitiva: «L’acqua del Basento è potabile e non inquinata». La rabbia degli abitanti: «La beviamo già da giorni»
Dal 24 novembre l’acqua del fiume Basento sgorga dai rubinetti lucani dopo essere passata dal potabilizzatore di Masseria Romaniello. Ma la conferma della sua potabilità da un ente accreditato che non sia lo stesso che eroga il servizio è arrivata solo ieri con la conferma di Arpa Puglia a cui oggi è seguita quella della procura di Potenza. Prima si erano espresse l’Arpa Basilicata, l’Acquedotto Lucano, oltre a un laboratorio esterno a cui Acquedotto Lucano (Aql) si è rivolto: l’SCA di Marconia. Ma un potenziale conflitto di interessi aveva tenuto i lucani con il fiato sospeso e la gola secca.
L’ente accreditato
Nelle scorse ore era nato un inghippo. Come riporta la testata locale La Nuova del Sud, prima di ieri pomeriggio, l’acqua prelevata dal fiume noto per il suo inquinamento non aveva ricevuto il via libera definitivo da parte di un ente accreditato al sistema statale che garantisce il rigore dei controlli e la loro imparzialità in conformità della norma Uni Cei En Iso / Iec 17025 che non fosse Aql, erogatore del servizio. Una situazione che la testata riassume con il titolo: «Prima ce la fanno bere, poi la certificano».
Allarme rientrato
Infatti, l’Arpa Basilicata non ha ancora completato la procedura di accredito. Aql è accreditato, ma è lo stesso ente che eroga il servizio, e dunque per scongiurare conflitti d’interesse sarebbe utile un controllo esterno. Ma il campione del 29 novembre inviato al laboratorio esterno accreditato non è stato analizzato negli stessi parametri di quelli rilevati da Aql. E da qui la diffidenza dei lucani che fino a ieri, sulla potabilità hanno avuto solo il parere dell’ente che gestisce l’acqua e di un ente non accreditato. Allarme fortunatamente rientrato, grazie alle analisi di Arpa Puglia.
La Basilicata a secco e l’acqua inquinata
L’uso dell’acqua del fiume Basento si è reso necessario alla luce dello stato in cui versa la diga sul fiume Camastra, prosciugata dalla siccità che ha colpito la regione negli scorsi mesi e dagli sprechi della rete idrica lucana. Nella regione, infatti ben il 62% dell’acqua immessa nella rete viene dispersa, come riporta l’amministrazione stessa citando dati Istat. Non solo i tubi, anche la diga non ha ricevuto la necessaria manutenzione ed è per buona parte piena di fanghi. Il risultato è che da mesi l’acqua viene razionata in 29 comuni del potentino dove vivono 140 mila famiglie. Una vicenda su cui la procura di Potenza ha deciso di fare chiarezza, aprendo un fascicolo d’indagine a fine novembre.
In copertina: PEXELS / Foto di Steve Johnson