Siria, media Usa: «Funzionari egiziani e giordani esortano Assad a lasciare Damasco e formare un governo in esilio»
Secondo un’indiscrezione del Wall Street Journal alcuni funzionari egiziani e giordani avrebbero esortato il presidente Bashar al-Assad a lasciare la Siria e formare un governo in esilio. Dopo la conquista di Aleppo, Hama e ora anche Daraa (città vicina al confine con la Giordania), l’avanzata dei ribelli jihadisti e delle milizie anti-governative verso Homs, la porta verso la costa mediterranea, roccaforte storica dei clan alawiti al potere e sede delle principali basi militari russe nel Mediterraneo, sta mettendo a dura prova il regime. E Assad, presidente siriano da un quarto di secolo, sembra essere sempre più solo e a un passo dalla fine. Il sostegno dei suoi alleati, Mosca e Teheran, pare infatti vacillare. Sul terreno le forze filo-iraniane sono da giorni scomparse dalle trincee. E la Russia, solo una settimana fa descritta come il deus ex machina delle dinamiche politico-militari nella Siria in guerra, appare distante e incapace di difendere gli ultimi bastioni di resistenza governativa. Oggi ha perfino invitato i connazionali a lasciare il Paese. Mentre il leader dell’offensiva, Abu Muhammad al Jolani, ex capo di al Qaida in Siria, tira dritto per la sua strada. «L’obiettivo della rivoluzione è il rovesciamento di questo regime», ha detto in un’intervista alla Cnn. E i ribelli, dopo aver conquistato Hama, hanno abbattuto i simboli del regime che finora aveva saldamente in mano la città siriana dal 2011, tra cui l’enorme statua del padre dell’ex presidente siriano, Hafez al-Assad, tra le urla dei miliziani. La fine “politica” del raìs di Damasco sembra ormai vicina. L’offensiva degli insorti del 27 novembre, associata all’indebolimento senza precedenti di russi e iraniani in Siria, ha però accelerato le lancette del tempo. Che appare ora improvvisamente scaduto.