Termosifoni rotti, infissi vecchi e coperte in classe: le scuole restano al gelo e oltre la metà non interviene – I dati
Il primo soffio d’inverno e, come ogni anno, nelle scuole rispuntano cappotti, coperte e stufette portatili. Una scena tanto familiare quanto desolante: ragazzi avvolti nei giubbotti durante le lezioni e proteste che si alzano contro un sistema che sembra riproporre ogni anno le medesime problematiche. Tra infissi vecchi, scarsi interventi e termosifoni rotti, i numeri parlano chiaro: secondo un’indagine di Skuola.net su 1.800 studenti di medie e superiori, ben due su tre dichiarano di soffrire il freddo in classe, con oltre la metà di loro (nonché il 35% del totale) che definisce la situazione «quasi insopportabile».
Le cause del freddo in aula
Mentre i cambiamenti climatici stanno ritardando sempre più l’arrivo del vero inverno, l’impreparazione delle scuole italiane rimane un problema cronico. È un copione che si ripete anno dopo anno: edifici fatiscenti, impianti di riscaldamento vecchi o rotti e budget che non consentono interventi strutturali. Ma il freddo non fa sconti a studenti e docenti. Il 18% dei ragazzi denuncia che i termosifoni sono accesi solo per poche ore al giorno, per limitare i consumi. L’11% attribuisce il malfunzionamento a impianti ormai logori, mentre il 13% racconta che i riscaldamenti sono completamente fuori uso. E poi ci sono gli infissi: spesso vecchi, sgangherati, incapaci di trattenere il calore, indicati come la causa principale dal 17% degli intervistati.
Le soluzioni fai da te
Dove non sono possibili interventi strutturali, gli studenti si ingegnano. È il trionfo dell’improvvisazione: il 60% degli intervistati affronta le ore scolastiche con giacconi e cappotti addosso, mentre il 16% si porta da casa plaid e coperte. Qualcuno, il 6%, riesce a procurarsi una stufetta elettrica. Ma c’è anche chi punta per soluzioni più drastiche: l’8% racconta di lezioni ridotte o trasferite in aule meno fredde, e un 7% riferisce di aver deciso di non presentarsi a scuola per protesta.
Proteste e (pochi) interventi
E proprio le proteste sembrano essere l’unica strada per chiedere in modo incisivo di cambiare le cose. Un terzo degli studenti ha partecipato a richieste formali rivolte alla dirigenza scolastica, ma i risultati sembrano piuttosto deludenti: nel 54% dei casi, stando sempre all’esito dell’indagine di Skuola.net, la situazione è rimasta invariata. Solo il 21% degli istituti è intervenuto in maniera concreta, mentre il 25% ha messo in atto soluzioni temporanee, che spesso non risolvono il problema alla radice. Gli edifici scolastici, già sotto pressione per problemi di sicurezza e manutenzione, si trovano così a dover affrontare anche la sfida del freddo.