Seul, il presidente Yoon non si presenta in Parlamento: sabato il voto sull’impeachment
Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol era atteso in parlamento alle prime ore dell’alba italiana, ma il suo ufficio ha dichiarato che non si presenterà davanti all’Assemblea nazionale. Il leader che il 3 dicembre aveva decretato la legge marziale, poi bocciata dalla maggioranza dei parlamentari, non si è ancora dimesso. Nonostante su di lui graviti l’inchiesta per «alto tradimento». E domani, 7 dicembre, si voterà per il suo impeachment.
Le pressioni del partito del presidente
Il partito conservatore, il People Power Party, si è da subito opposto all’impeachment perché è consapevole quanto quel voto possa pesare nelle prossime elezioni. La posizione, tuttavia, non è ancora definitiva: per passare l’impeachment ha bisogno dei due terzi dei voti del parlamento. L’opposizione, che ha la maggioranza in assemblea, può contare su 191 deputati. In 9 del People Power Party potrebbero confluire e così far cadere Yoon. La famiglia politica del presidente sta intanto esercitando forti pressioni su di lui affinché si dimetta. Infatti, il leader del movimento conservatore, Han Dong-hoon, ha chiesto al presidente di fare un passo indietro. Han, in una riunione d’urgenza della leadership del partito presso il Parlamento, ha però comunicato che Yoon non riconosce di aver sbagliato nel dichiarare la legge marziale. «Non ha intrapreso alcuna azione personale contro i funzionari militari che erano intervenuti illegalmente. Inoltre, non riconosce che questa legge marziale illegale sia sbagliata», ha fatto sapere ai suoi compagni di partito. Nel pomeriggio coreano, Han ha incontrato il presidente Yoon Suk-yeol presso la sua residenza.
Yoon voleva arrestare i politici?
La legge marziale avrebbe permesso alle forze militari di silenziare i media e bloccare i lavori parlamentari. Ma ora emerge un altro dettaglio dell’ipotetico piano del presidente Yoon: avrebbe voluto arrestare alcuni politici. A sostenerlo è lo stesso leader del partito conservatore: «C’è la possibilità che il presidente possa di nuovo intraprendere un’azione radicale. Dati i fatti appena rivelati, credo sia necessario sospendere rapidamente il presidente Yoon dai suoi doveri di proteggere la Repubblica di Corea e il suo popolo». Han Dong-hoon ha spiegato ai suoi colleghi di partito quale fosse il piano del presidente.
Yoon aveva ordinato al comandante del controspionaggio Yeo In-hyung di arrestare personaggi politici chiave, accusandoli di essere forze “anti-Stato”, e aveva persino mobilitato i servizi di intelligence per procedere al loro arresto. Yoon, dichiarando la legge marziale, ha sospeso il governo civile martedì sera e ha schierato truppe ed elicotteri in Parlamento nel tentativo (fallito) di scongiurare la bocciatura della misura da parte dei deputati. Secondo un sondaggio pubblicato da Realmeter, il 73,6% degli intervistati ha sostenuto l’impeachment.
«False le affermazioni su una nuova legge marziale»
Nel clima confuso di questi giorni, in Corea del Sud stava prendendo piede la voce di una nuova dichiarazione di una legge marziale. Ma il ministro della Difesa sudcoreano ad interim Kim Seon-ho ha smentito tutto di fronte ai media: «Le voci che circolavano questa mattina sui segnali di un’altra dichiarazione di legge marziale non sono vere. Il ministero della Difesa e l’esercito non obbedirebbero ad alcun nuovo ordine di esecuzione della legge marziale». Sempre il leader del People Power Party ha però ribadito quanto fosse urgente far dimettere Yoon per la paura che il presidente «possa di nuovo intraprendere un’azione radicale».
In copertina: EPA/YONHAP COREA DEL SUD I Il ministro della Difesa ad interim Kim Seon-ho (L) parla durante un briefing di emergenza presso il ministero della Difesa a Seul, Corea del Sud, il 6 dicembre 2024.