Le perdite d’acqua, le feci del cane e il sacco da boxe contro il muro: così una coppia ha deciso di cambiare casa per le liti condominiali
Prima le perdite d’acqua. Poi le feci del cane sotto l’automobile. Infine il sacco da boxe sbattuto contro il muro a tutte le ore. Una famiglia del bolognese si è ritrovata a dover cambiare casa. «Ci siamo chiusi nel nostro dispiacere, mio marito è andato in depressione, i carabinieri ci prendevano in giro. Siamo stati costretti a indebitarci, a 64 anni», dice Joanna Feriero Pronto all’edizione bolognese di Repubblica. Ha denunciato il suo vicino per stalking condominiale, ma il fascicolo è stato archiviato. E lei dice «di aver perso fiducia nel genere umano», dice a Caterina Giusberti.
Stalking condominiale
«Io e mio marito abbiamo comprato una villetta a schiera a Botteghino di Zocca nel 1998 e volevamo restarci fino alla pensione. Abbiamo vissuto tranquillamente, cresciuto nostra figlia e intessuto ottimi rapporti col vicinato fino al 2016», racconta. E ancora: «Probabilmente, ma l’abbiamo capito soltanto dopo, le radici delle piante dei nostri vicini, crescendo, hanno rotto le tubature che correvano sotto al nostro appartamento. Noi all’inizio pensavamo fosse colpa nostra, abbiamo fatto tutti i lavori a nostre spese, eravamo in buonissima fede. Poi però abbiamo iniziato a litigare. Nel 2019 il figlio della mia vicina, un ragazzo sulla trentina, ha iniziato a metterci le feci del cane sotto la macchina. Poi i tergicristalli rotti, le gomme bucate, le mascherine usate buttate sotto al patio. Ha aggredito anche mia figlia».
Il sacco da boxe
Il vicino aveva un sacco da boxe «che sbatteva in maniera ritmica contro la parete, giorno e notte. Smetteva solo da mezzanotte alle quattro. Sa cosa vuol dire? Era come vivere sotto ai bombardamenti. Ancora adesso, a distanza di un anno da quando ho cambiato casa, l’altro giorno ero in ufficio e ho sentito un trapano fuori dalla finestra e sono trasalita. Noi chiamavamo i carabinieri e lui diceva che stava soltanto appendendo dei quadri. Mio marito aveva smesso di mangiare, era magro come un chiodo. Non uscivamo più, non invitavamo più amici perché ci vergognavamo».
Lo shock
Adesso è ancora sotto shock: «Io quando sento parlare di stalking al telegiornale cambio canale. Non c’è giorno che passa che non pensi alla mia casa, qui dove sono adesso non ho neanche il giardino. Continuo a sforzarmi di pensare che non tutte le persone siano così, che puoi litigare col vicino e magari arrivare a non rivolgergli la parola, ma non a questo accanimento. Io lavoro al ministero delle Politiche agricole e mio marito era un finanziere, abbiamo sempre creduto nella giustizia. Soprattutto lui c’è rimasto molto male di com’è andata a finire. Io sento di aver subito una grande umiliazione».