«È un simbolo fascista»: il logo del bonus bebé fa scoppiare la polemica. FdI: «Falso, è una dea romana»
L’iniziativa del voucher per i servizi all’infanzia varata dalla Regione Piemonte, accompagnata dal logo «Vesta», sta facendo discutere. La misura prevede un contributo di mille euro destinato a famiglie con bambini tra 0 e 6 anni, con un budget complessivo di 34 milioni di euro per il triennio 2025-2027. Il simbolo scelto per rappresentare l’iniziativa ha però acceso le polemiche. Secondo la capogruppo di Avs, Alice Ravinale, il logo richiamerebbe l’estetica del Ventennio fascista, evocando simboli come la fiamma e l’inno «Fuoco di Vesta» della Gioventù Italiana fascista. Ravinale ha richiesto la rimozione del logo, ricordando che «il Piemonte, insignito della medaglia d’oro al merito civile per la Resistenza, non dovrebbe tollerare un’immagine che può essere interpretata come nostalgica del regime fascista». Ma il presidente della Regione Piemonte e l’assessore Maurizio Marrone (FdI) hanno respinto le accuse, spiegando che il logo «rappresenta la dea romana Vesta», custode del focolare domestico, con una chioma che richiama le fiamme del focolare e non un simbolo politico.
«Polemiche surreali»
Come riporta il Corriere della Sera, è intervenuto anche Roberto Ravello (sempre FdI), vicecapogruppo in Consiglio regionale, che ha definito le polemiche sul logo «surreali», sostenendo che la misura è un segnale importante in un’epoca di calo demografico. Le critiche che arrivano a sinistra non si fermano, però, solo al logo. Un aspetto tecnico che ha sollevato preoccupazioni è il metodo di assegnazione dei voucher: un sistema che premia chi si muove più rapidamente tra gli aventi diritto. Questo approccio, simile a quello adottato per altri bonus come il trasporto pubblico, rischia di escludere famiglie particolarmente bisognose che potrebbero non essere in grado di agire con prontezza. «Siamo in attesa di scoprire i criteri per l’assegnazione di queste risorse, ad oggi assolutamente oscuri, ma c’è un dato di fondo per noi allarmante: la Regione e il Governo continuano a non mettere in campo misure strutturali, a partire dall’accessibilità e dalla diffusione degli asili nido, su cui il Governo sta cambiando le regole abbassando il livello LEP dal 33% al 15% su base regionale: riducono i posti e poi danno contributi per pagare qualche di mensilità», attacca Ravinale.