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Malattia in Congo, l’infettivologo: «L’allerta globale non c’è ancora, ma giusto fare i controlli a chi arriva qui»

07 Dicembre 2024 - 09:29 Alba Romano
rezza malattia misteriosa congo
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L'analisi dell'esperto Gianni Rezza sulla malattia che sta uccidendo centinaia di persone, principalmente bambini sotto i 5 anni

«Se un focolaio del genere si fosse visto in Europa o in Asia l’allerta sarebbe molto alta, perché non è normale avere malattie con questa letalità. In Africa, invece, eventi di quel tipo sono già capitati». Così Gianni Rezza, infettivologo ed epidemiologo al San Raffaele e già all’Istituto superiore di sanità e al ministero alla Salute, commenta la malattia misteriosa dall’origine sconosciuta che sta colpendo la Repubblica Democratica del Congo, causando centinaia di morti, principalmente bambini, e che ha messo in allerta anche l’Italia. Come spiega l’esperto in un’intervista a Michele Bocci de la Repubblica, la situazione in Africa è aggravata da fragilità strutturali come la scarsa accessibilità ai servizi sanitari e la vulnerabilità della popolazione. «In questo momento c’è grande attenzione e anche un po’ di preoccupazione», riferisce. «Nessuno se la sente di escludere nulla. Cinque anni fa si parlava del Covid come di qualcosa che poteva succedere ma non c’erano certezze. Con i distinguo del caso, la precauzione vuole che non si escluda nulla», avverte l’infettivologo.

«Giusto fare i controlli su chi arriva qui»

Rezza precisa che mancano ancora gli elementi di base per capire effettivamente quello che sta succedendo. «L’allerta globale non c’è ancora, ma bisogna tenere gli occhi aperti», e per l’infettivologo è una misura giusta quella presa dal nostro Paese di fare i controlli su chi arriva. «Per ora c’è incertezza. I sintomi sono molto generici ma fanno comunque pensare a un problema respiratorio. Certo, la letalità è molto alta, con tantissimi decessi tra i bambini sotto i 5 anni, cosa molto grave. Si potrebbe pensare a una febbre emorragica ma dal punto di vista clinico la autorità sanitarie la riconoscerebbero, anche perché in Congo hanno esperienza di questo tipo di malattie», prosegue l’esperto.

Le misure per contenere i casi

In una lettera del ministero della Salute dei giorni scorsi, il governo aveva fatto sapere che le autorità locali sono in stretta collaborazione con quelle internazionali per «verificare la situazione e fornire una risposta rapida ed efficace a questo nuovo focolaio epidemico che sta colpendo il Paese, già recentemente teatro dall’epidemia di mpox». L’infettivologo Rezza fa inoltre sapere che vi è stata un’attivazione tempestiva dei Centri africani per il controllo delle malattie (CDC) e il miglioramento della rete di sorveglianza globale, implementato grazie all’esperienza del Covid-19. «Senza quello il focolaio in Africa probabilmente sarebbe andato avanti», conclude.

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