La sorella di Margaret Spada, morta dopo l’operazione al naso: «Non me la sento di dire ai giovani di non farli»
Manuela Spada, 28 anni, è la sorella di Margaret Spada. La sorella 22enne è morta da un mese in seguito a un intervento di rinoplastica effettuato il 7 novembre scorso a Roma. La pm Eleonora Fini indaga per omicidio colposo i due medici autori dell’operazione, Marco e Marco Antonio Procopio. Manuela ci tiene a rispondere alle critiche a sua sorella: «Non era superficiale, era molto scrupolosa e qualsiasi scelta nella vita l’ha fatta in modo accurato. È arrivata in quello studio dopo attente ricerche durate sei mesi, sui siti specializzati. Poi ha fatto ulteriori indagini sui social dove venivano pubblicati i video e le recensioni dei pazienti che parlavano dei loro interventi, che si erano conclusi con risultati eccellenti».
L’équipe, l’anestesista, il defibrillatore
«Diciamocelo, nessuno, quando va a sottoporsi a un intervento — che sia l’estrazione di un dente o un’operazione più invasiva — domanda com’è formata l’equipe, se c’è un anestesista o se hanno un defibrillatore. Alla luce di quanto accaduto a mia sorella, ovviamente, oggi sembra tutto troppo facile. Come se la colpa fosse sua per essersi fidata, quando il problema è di chi ti inganna, mostrandosi come un professionista affidabile», sostiene Manuela. Margaret il suo naso «desiderava ritoccarlo da quand’era piccola. Non è che non le piacesse, voleva modellare solo la punta». Prima dell’operazione «non nascondeva un po’ d’ansia, come ogni persona che decide di sottoporsi a un intervento. La capivo perfettamente perché anch’io avrei voluto fare quel ritocco. Quando le chiesi di farlo insieme, mi rispose sorridendo che era impossibile, perché in quello studio non avevano spazio fino al 2025».
I centri
Di centri, spiega Manuela, Margaret «ne aveva valutati molti, ma tra quelli presi in esame soltanto alcuni proponevano una piccola operazione per il rimodellamento della sola punta». Il suo era «un desiderio, l’avrebbe voluto realizzare senza ricorrere ad un intervento troppo invasivo, questa era la réclame di quello studio medico romano». Poi il ricovero in ospedale: «Abbiamo ricevuto notizie contrastanti, in particolare il penultimo giorno di vita di Margaret, cioè il giorno prima del tentato risveglio, avevamo molte speranze, sulla base di quello che i medici ci dicevano. Quelle ore sembravano interminabili, un mix tra aspettative e paure. Ho trascorso quel tempo con i miei genitori e Salvo (il fidanzato di Margaret, ndr ) pregando giorno e notte».
Le ragazze e gli interventi
Ma sull’evitare operazioni di questo tipo Manuela dice: «Non me la sento di dire alle ragazze o ai ragazzi di non sottoporsi a interventi estetici. Ciascuno di noi vive i propri difetti in modo differente. Non tutti possono immaginare o capire il disagio che i giovani possono provare. E allo stesso modo quanto sia grande il desiderio di realizzare un sogno che possa farli stare meglio con sé stessi».