Siria, il regime è crollato. La conferma della Russia: «Assad è qui». Il leader jihadista al-Jolani a Damasco: «Il futuro è nostro» – Foto e video
Il regime della famiglia Assad, che ha governato la Siria dagli anni ’70, è caduto sotto i colpi della fulminea avanzata delle milizie jihadiste, dal nord-ovest del Paese fino a Damasco. Lo ha confermato oggi la Russia, protettrice di lunga data di quel regime, facendo sapere che Bashar al-Assad «si è dimesso e ha lasciato il Paese, dando istruzioni per effettuare una pacifica transizione di potere». Poi, dopo ore di incertezza e indiscrezioni, il Cremlino ha confermato le voci che volevano Assad proprio in Russia: «È a Mosca con i familiari, la Russia ha concesso loro asilo». Nella notte tra sabato e domenica hanno completato la loro rapida conquista del Paese, prendendo la capitale Damasco. Un breve video diffuso oggi dalle stesse milizie dell’Hayat Tahrir al-Sham mostra il leader Abu Mohammed al-Jolani chinarsi a baciare la terra al suo ingresso a Damasco. Nel post su Telegram che diffonde la scena, il leader del gruppo jihadista gemmato da Al Qaeda è indicato col suo vero nome, Ahmed al-Sharaa. Poco più tardi, Jolani è ripreso mentre fa il suo ingresso trionfale nella moschea omayyade di Damasco. «Non c’è spazio per tornare indietro, il futuro è nostro», ha detto al-Jolani nella sua prima dichiarazione alla tv di Stato siriana, finita sotto il controllo dei ribelli.
December 8, 2024
Che succede ora in Siria
Il grande interrogativo di queste ore riguarda il futuro della Siria. Chi e come la governerà? Prevarrà l’anima islamista delle milizie che hanno guidato la rivolta o troveranno spazio sensibilità più laiche? E che ruolo avranno gli esponenti del regime appena caduto? Nella notte i gruppi ribelli a guida islamica hanno annunciato l’inizio di una «nuova era» in Siria, dopo 50 anni di governo del partito Baath. Il comando dell’esercito ha notificato agli ufficiali la caduta del regime, ma il primo ministro Mohammed Ghazi Jalali ha affermato in un intervento in video che il governo è pronto a «tendere la mano» all’opposizione e a cedere le sue funzioni a un governo di transizione. «Sono a casa mia e non me ne sono andato, e questo è dovuto alla mia appartenenza a questo Paese», ha dichiarato il premier, poi immortalato all’uscita da un hotel scortato da alcuni ribelli. Secondo alcuni media siriani, come riporta l’Ansa, al-Jalali manterrebbe per ora il suo incarico alla guida del governo in modo da «proseguire il suo mandato al servizio del Paese». E in serata il Cremlino ha detto che «i I leader dell’opposizione armata siriana hanno garantito la sicurezza delle basi aeree russe e delle missioni diplomatiche nel Paese».
La presa di Damasco e il giallo su Assad
Le milizie anti-governative a guida islamica hanno preso il controllo di Radio e Tv pubblica siriana. L’aeroporto internazionale di Damasco, dopo del caos iniziale, è stato chiuso. I ribelli entrati nella residenza presidenziale, dando alle fiamme una stanza del palazzo. Non è l’unico assalto che si registra negli edifici del dittatore. L’ambasciata iraniana a Damasco è stata attaccata da un gruppo di uomini armati, ha riferito l’IRNA, dopo che le immagini dell’attacco sono state diffuse dalla TV. L’ultimo volo a decollare da Damasco prima che i ribelli siriani prendessero la capitale, riporta al Jazeera, è stato un Illyushin76 con numero di volo Syrian Air 9218 il cui trasponder è stato spento poco dopo il decollo sopra la città di Homs, controllata dai ribelli. Il velivolo era diretto, riporta Reuters, verso la regione costiera della Siria, una roccaforte della setta alawita di Assad, ma poi ha fatto una brusca inversione di rotta e ha volato nella direzione opposta per alcuni minuti prima di scomparire. La Reuters non ha potuto accertare immediatamente chi fosse a bordo. Due fonti siriane hanno detto che c’è un’alta probabilità che Assad possa essere stato ucciso in un incidente aereo, ma finora non c’è alcuna notizia confermata.
Tajani e l’assalto alla residenza dell’ambasciatore italiano a Damasco
«Stamattina un gruppo armato è entrato nel giardino della residenza dell’ambasciatore d’Italia. Non c’è stata violenza nei confronti né dell’ambasciatore e né dei carabinieri. Hanno portato via soltanto 3 automobili e tutto è finito lì», ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani parlando con i giornalisti. «Non sono stati toccati e ora sono al sicuro fuori dalla residenza», ha aggiunto Tajani, «la situazione è completamente sotto controllo». Tajani ha convocato per stamattina una nuova riunione all’Unità di crisi della Farnesina sulla situazione in Siria. «L’ingresso di miliziani a Damasco a la dissoluzione del regime di Bashar Al Assad comportano la necessità di una reazione immediata, innanzitutto per la protezione degli italiani ancora nel Paese», spiega una nota della Farnesina, sottolineando che il ministro avrà contatti con leader politici di governi amici dell’Italia e «verificherà piani di azione già programmati con altre amministrazioni dello Stato italiano».
Casa Bianca: «Seguiamo gli eventi straordinari in Siria»
Gli abitanti di Damasco hanno festeggiato nelle notte nelle strade della capitale la caduta del governo del presidente Bashar al-Assad. La Casa Bianca intanto ha reso noto che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, segue gli eventi straordinari in Siria. «Il presidente Biden e il suo team stanno monitorando da vicino gli eventi straordinari in Siria e rimangono in costante contatto con i partner regionali», ha fatto sapere il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Sean Savett, in una dichiarazione sui social media.
In copertina: Il leader delle milizie jihadiste dell’Hayat Tahrir al-Sham Abu Mohammed al-Jolani all’interno della mosche Omayyade di Damasco (X / Ragyp Soylu)