Biden benedice la caduta di Assad: «Colpo a Russia e Iran, opportunità storica per la Siria». E gli Usa bombardano l’Isis – Il video
L’America brinda alla caduta di Bashar al-Assad, leader di un regime che per decenni ha «brutalizzato, torturato e ucciso centinaia di migliaia di siriani innocenti». Lo dice il presidente (uscente) Joe Biden in un messaggio dalla Casa Bianca diffuso poche ore dopo che la Russia ha messo la parole fine a quell’epoca, confermando che Assad è riparato a Mosca con la sua famiglia. Se dopo 13 anni di sanguinosa guerra civile s’è arrivati al collasso del regime a guida alawita non è un caso, rivendica ora Biden. Al contrario, c’entra e molto l’azione risoluta condotta negli ultimi anni e mesi dagli Usa per sostenere i suoi alleati in giro per il mondo impegnati in guerre più o meno dirette coi principali sponsor di Assad: la Russia, l’Iran ed Hezbollah. L’analisi di Biden in questo senso pare coincidere quasi perfettamente con quella fatta pubblicamente poche ore prima dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. Nonostante le divergenze e le antipatie, i leader di Usa e Israele oggi paiono allineati nel sollievo per la caduta del regime, grave colpo per il nemico comune numero 1 in Medio Oriente, il regime degli Ayatollah di Teheran. Ora si apre «un’opportunità storica per il popolo siriano che ha sofferto a lungo per costruire un futuro migliore per il loro Paese», giudica Biden. Che al contempo riconosce come quello di queste ore sia anche «un momento di rischio ed incertezza».
December 8, 2024
Le milizie jihadiste e l’Isis: il dilemma degli Usa
Biden non menziona mai esplicitamente Mohammed al-Jolani né l’Hayat Tahrir al-Sham, il gruppo jihadista che ha condotto la fulminea avanzata da Aleppo sino a Damasco che ha polverizzato in dieci giorni il regime. Si tiene sul vago e dice che gli Usa sono pronti ora a interloquire con «tutti gli attori coinvolti» nel Paese e nella regione per stabilizzare la situazione. Ma è chiaro che governi e apparati d’intelligence occidentali si trovano ora davanti a un dilemma grosso come una casa: il movimento che ha spodestato Assad è riconosciuto come terroristico dagli Usa, la sua storia è legata a doppio filo ad Al Qaeda e dunque a un’ideologia violenta, basata sulla Sharia e sulla lotta armati agli “infedeli”. D’altra parte il leader al-Jolani nelle ultime settimane ha provato a vendere un’immagine più moderna di sé e del suo movimento, e in queste ore le milizie sembrano inviare segnali in direzione di una transizione più o meno “responsabile” di potere. La situazione è però con ogni evidenza ancora estremamente fluida ed incerta. E così, nel dubbio, gli Usa un’azione l’hanno già intrapresa. Nelle scorse ore, ha svelato lo stesso Biden, le forze americane hanno condotto raid aerei contro l’Isis, il gruppo islamico che ha spaventato il mondo nel decennio scorso e che, pur significativamente ridimensionato, mantiene oggi il controllo di alcune aree della Siria. Il Pentagono ha dato comunicazione, assai stringata, di aver colpito «oltre 75 obiettivi» del Daesh, colpendone leader, miliziani e accampamenti. «Siamo ben consapevoli del fatto che l’Isis tenterà di avvantaggiarsi di qualsiasi vuoto di potere per ristabilire le sue capacità e creare una zona franca. Non lasceremo che accada», ha detto Biden.
In copertina: Il presidente Usa Joe Biden parla della caduta di Assad dalla Casa Bianca – 8 dicembre 2024 (Ansa/Epa – Ron Sachs)