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Andrea Purgatori, chiuse le indagini sulla sua morte. Quattro medici rischiano il processo per omicidio colposo

09 Dicembre 2024 - 20:41 Alba Romano
andrea purgatori immagini
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Si tratta del radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, entrambi appartenenti alla sua equipe, e il cardiologo Guido Laudani

Quattro medici rischiano di finire sotto processo per la morte del giornalista Andrea Purgatori, avvenuta a Roma nel luglio del 2023. La Procura di Roma ha chiuso le indagini, con l’accusa di omicidio colposo. Si tratta del radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, entrambi appartenenti alla sua equipe, e il cardiologo Guido Laudani. I pm capitolini contestano «imperizia, negligenza e imprudenza» nelle cure del giornalista morto a causa di una endocardite infettiva. La tesi è che i neuroradiologi non refertarono correttamente l’esame di risonanza magnetica dell’8 maggio 2023. Un documento «redatto con grave imperizia, negligenza e imprudenza – si legge nell’atto di conclusioni delle indagini riportato da Ansa – posto che diagnosticava senza margini di dubbio una metastasizzazione cerebrale, in realtà mai verificatasi, e ometteva qualunque riferimento alla possibilità che le anomalie descritte fossero riferibili a lesioni di natura ischemica».

«Purgatori sottoposto a inutile e debilitante terapia»

Non solo Gualdi «anche nella successiva interlocuzione con il paziente e i suoi familiari, nonché con gli altri sanitari coinvolti, rappresentava con forza, sulla base dell’errata diagnosi, la necessità di avviare Purgatori a immediate cure radioterapiche per affrontare la grave e prioritaria emergenza metastatica cerebrale». Questo «non solo causando la sottoposizione del paziente a inutile e debilitante terapia, ma soprattutto determinando un serio sviamento nell’approccio diagnostico e terapeutico degli altri sanitari, anche per il mancato rilevamento di lesioni ischemiche la cui causa sarebbe stato necessario indagare senza ritardo». La conclusione delle indagini arriva a due mesi dalla perizia medico-legale disposta dal gip. Una perizia che svela un «una catastrofica sequenza di errori ed omissioni». Questo perché «un corretto trattamento diagnostico-terapeutico avrebbe consentito al paziente Purgatori un periodo di sopravvivenza superiore a quanto ebbe a verificarsi. La letteratura scientifica considera il tasso di sopravvivenza a un anno in misura dell’80% qualora l’endocardite venga tempestivamente adeguatamente trattata». L’endocardite «avrebbe potuto essere individuata più tempestivamente, per lo meno all’inizio del ricovero dal 10 al 23 giugno del 2023, od ancora prima, nella seconda età di maggio 2023 qualora i neuroradiologi avessero correttamente valutato l’esito degli accertamenti svolti l’8 maggio».

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