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Virus Congo a Lucca, i sintomi del paziente e i campioni da analizzare: «La febbre non gli passava»

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È tornato da Kinshasha ed è stato una settimana a casa prima del ricovero. I parenti sono stati controllati. «Ad oggi non c'è pericolo di contagio»

È tornato da Kinshasha con una malattia non identificata. Aveva febbre e anemia e nel frattempo è già guarito. Per questo potrebbe aver contratto la malattia misteriosa che viene dal Congo. E che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già fatto 80 vittime. Ora bisognerà attendere i risultati dell’analisi dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma il professionista 50enne ricoverato all’ospedale San Luca di Lucca aveva una sintomatologia molto simile: febbre, problemi respiratori, anemia. Anche se lavorava a 500 chilometri di distanza dal focolaio, in un ristorante della Capitale. Ed è stato dimesso il 3 dicembre.
«Solo per scrupolo è stato ricontattato per accertamenti, ma ad oggi non c’è pericolo di contagio», ha spiegato Spartaco Sani, responsabile delle malattie infettive dell’ospedale lucchese.

I sintomi del virus del Congo

«È stato richiamato per accertamenti per una questione di massima precauzione», sottolinea la Asl Toscana nord ovest, a cui fa capo l’ospedale di Lucca. Quando il paziente è stato ricoverato nell’ospedale di Lucca, infatti, «non era ancora noto il focolaio emerso in Congo», ha chiarito la Asl. Secondo il ministero della Sanità congolese l’epidemia dura da oltre 40 giorni ed i morti accertati in presidi sanitari sono circa 27 su 382 contagiati. Altri 44 decessi sono stati registrati nei villaggi limitrofi, ma senza una verifica della diagnosi, per un totale di circa 70 morti in una vasta area. Una gran parte dei decessi si deve però alla totale mancanza di cure. Il tasso di mortalità è intorno all’8%. Tra i sintomi febbre, mal di testa, mal di gola, tosse, difficoltà respiratorie e anemia. Il virus ha colpito in particolare l’area di Panzi, località del Sud-Ovest del paese.

«La febbre non gli passava»

«Il paziente era preoccupato, la febbre non gli passava: l’abbiamo curato con una terapia antibiotica, ora sta bene. Adesso manderemo ad analizzare a Roma due campioni di siero, ci vorrà un mese per avere i risultati», dice a Repubblica Sara Moneta, la responsabile del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Luca di Lucca. Il paziente «aveva un’anemia, la febbre a 38, non gli passava. Era tornato in Italia proprio perché non stava bene, dopo una settimana a casa è venuto in ospedale. Era molto preoccupato. L’abbiamo curato con degli antibiotici, quando è stato dimesso ci ha ringraziati a lungo». Secondo Moneta però si tratta di un falso allarme: «Tendiamo ad escluderlo, in questo momento non c’è nessuna evidenza che ci faccia supporre una cosa del genere. Venerdì scorso però abbiamo avuto notizia della nuova infezione in Congo, così sabato l’abbiamo richiamato per fare degli accertamenti».

Gli accertamenti

«Abbiamo prelevato due campioni di siero, uno durante l’infezione, che è custodito nei laboratori di Pisa, l’altro sabato scorso, durante la convalescenza. Oggi saranno trasferiti a Roma per le analisi successive». Adesso verranno fatti esami per trovare gli anticorpi di infezioni virali: «Ma ci vorrà almeno un mese per avere i risultati». Il paziente è rientrato in Italia perché preferiva essere curato dalla sanità italiana. Ed è stato una settimana in casa con i genitori prima di venire in ospedale: «I suoi familiari stanno bene e le persone che lavorano con lui in Congo non hanno avuto sintomi».

I casi a Panzi

L’Oms intanto riferisce che tra il 24 ottobre e il 5 dicembre 2024, la zona sanitaria di Panzi, nella provincia di Kwango, nella Repubblica Democratica del Congo, ha registrato 406 casi di una malattia non diagnosticata con sintomi di febbre, mal di testa, tosse, naso che cola e dolori al corpo. Tutti i casi gravi sono stati segnalati come gravemente malnutriti. Tra i casi, sono stati registrati 31 decessi. Sono in corso esami di laboratorio per determinare la causa esatta della malattia. In questa fase, «è anche possibile che più di una malattia stia contribuendo ai casi e ai decessi.

La maggior parte dei casi segnalati «riguarda i bambini, in particolare quelli di età inferiore ai cinque anni. L’area è rurale e remota e l’accesso è ulteriormente ostacolato dalla stagione delle piogge in corso. Per raggiungerla da Kinshasa su strada ci vogliono circa 48 ore. Queste difficoltà, unite alla limitatezza della diagnostica nella regione, hanno ritardato l’identificazione della causa principale. Sono state dispiegate squadre di risposta rapida per identificare la causa dell’epidemia e rafforzare la risposta».

La causa esatta

Le squadre, riferisce l’Oms, «stanno raccogliendo campioni per le analisi di laboratorio, fornendo una caratterizzazione clinica più dettagliata dei casi rilevati, indagando sulle dinamiche di trasmissione e cercando attivamente altri casi, sia all’interno delle strutture sanitarie che a livello di comunità. I team stanno anche aiutando a curare i pazienti, a comunicare il rischio e a coinvolgere la comunità». Considerando la presentazione clinica e i sintomi riportati, e un certo numero di decessi associati, la polmonite acuta, l’influenza, la Covid-19, il morbillo e la malaria vengono considerati come potenziali fattori causali, con la malnutrizione come fattore contribuente. La malaria è una malattia comune in quest’area e potrebbe essere causa o concausa di un’infezione. Sono in corso esami di laboratorio per determinare la causa esatta.

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