Incendi da idrocarburi: gli effetti sul nostro organismo e cosa fare se si entra in contatto con le nubi nere
Dopo la tragica notizia di almeno due morti, 9 feriti e 3 dispersi, la preoccupazione a poche ore dall’esplosione nel deposito Eni di Calenzano è stata anche sui potenziali danni alla salute provocati dal tragico incendio. Mentre nell’area della raffineria continuava a sprigionarsi un fortissimo odore acre dovuto proprio alla combustione di idrocarburi, nelle ore immediatamente successive al disastro la Protezione civile ha distribuito agli abitanti mascherine per la protezione delle vie respiratorie, fornendo indicazioni dettagliate su come comportarsi, dall’alimentazione all’accesso a fornelli e accendini.
Ma quali sono gli effetti degli incendi da idrocarburi sul nostro organismo e perché ogni volta che accadono l’apprensione per la salute è così alta?
Una miscela esplosiva
Secondo una prima ricostruzione, l’esplosione nel deposito di Settimello, nel comune di Calenzano, sarebbe avvenuta a seguito della perdita di liquido durante le operazioni di ricarica delle autobotti. Affinché si provochi l’incendio, gli idrocarburi, composti organici che contengono atomi di carbonio e di idrogeno, devono entrare in contatto con ossigeno. Dalla miscela carburante-aria, con certe dosi del primo nel secondo, viene dunque prodotta la reazione esplosiva simile a quella avvenuta nel deposito Eni. Si tratta di incendi più temuti di quelli provocati da combustibili semplici perché generalmente con una potenzia di sfogo maggiore e una solida potenzialità di esplosione se i fluidi rilasciati non vengono controllati o arginati. «La nube di fumo nero sprigionata in seguito all’incendio verificatosi questa mattina presso il deposito della raffineria Eni a Settimello, nel comune di Calenzano, è potenzialmente pericolosa per la salute umana e per l’ambiente», ha affermato in una nota la Società italiana di medicina ambientale (Sima), che ha aggiunto: «Incendi di questo tipo possano liberare nell’aria sostanze tossiche con effetti acuti e cronici sull’uomo». Poi la rassicurazione del primo monitoraggio dell’agenzia per l’ambiente di Regione Toscana (Arpat) sulla sicurezza di aria e territorio dalle sostanze nocive. Di quali sostanze parliamo e come possono danneggiare l’organismo?
Dal monossido di carbonio al benzene, quali sono i rischi
Prima fra tutte il monossido di carbonio: si tratta di un gas che va ad agire dannosamente sul trasporto di ossigeno nel sangue. L’intossicazione da monossido di carbonio (CO) può secondo l’Istituto superiore di sanità provoca re sintomi acuti come cefalea, nausea, astenia, angina, dispnea, perdita di coscienza, convulsioni e coma. In caso di avvelenamento a distanza di diverse settimane dall’esposizione poi «possono manifestarsi sintomi neuropsichiatrici (demenza, psicosi, parkinsonismo, forti amnesie)». Poiché spesso l’entrata a contatto con tale sostanza deriva da incendi, i soggetti possono presentare ovviamente anche danni respiratori importanti. La diagnosi si basa sui livelli di carbossiemoglobina (il monossido legato al sangue): oltre il 60% si manifestano ipotensione, coma, insufficienza respiratoria e decesso.
La capacità di permanere delle diossine.
Diossine e i furani: inquinanti in grado di rimanere per molto tempo nell’ambiente, costituiscono due delle dodici classi di inquinanti organici persistenti, riconosciute a livello internazionale, come spiega l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra). Si accumulano soprattutto negli alimenti, soprattutto nel tessuto adiposo degli animali. Più del 90% dell’esposizione umana avviene attraverso il cibo: questo uno dei motivi per cui la Protezione civile in queste ore consiglia anche alla popolazione di non mangiare cibi che possono essere entrati a contatto con le sostanze emanati dall’esplosione del deposito. Senza contare la loro capacità di sostare nelle acque. La grande quantità di diossina rilasciata nel gravissimo incidente avvenuto nella fabbrica chimica di Seveso del 1976 è solo uno degli esempi di quanto il TCDD, una delle diossine più tossiche, è stato in grado di provocare effetti su quasi 40mila persone e territorio anche a distanza di anni. Tra i rischi più evidenti sicuramente gli effetti cancerogeni, e ancora forti alterazioni del sistema immunitario ed endocrino.
PM10 e COV
Gli incendi di idrocarburi sono pericolosi anche per le vie respiratorie, soprattutto in caso di emanazione di Particolato Fine anche conosciuto come PM10 e PM2.5, in grado di entrare nei polmoni aggravando patologie respiratorio o nel sistema cardiovascolare. Particolare rischio per lo sviluppo di forme tumorali sono gli idrocarburi Aromatici come il Benzene. Tali composti sono caratterizzati da un agente chimico capace di provocare mutamenti nel Dna: danneggiando la replicazione genetica possono determinare lo sviluppo di cancri dovuti al verificarsi di più mutazioni insieme. Infine i Composti Organici Volatili (COV), a base di carbonio e idrogeno, responsabili di danni al sistema nervoso e a leucemie.
I rischi per la salute anche dall’impatto ambientale
Il rischio per la salute arriva ovviamente anche dall’inquinamento di territorio e corsi d’acqua. «Gli incendi in raffinerie rilasciano sostanze inquinanti che contaminano l’aria, il suolo e le acque», ha ricordato poche ore fa il presidente Sima Alessandro Miani. «Le nubi nere sono composte da particolato, gas tossici e metalli pesanti, che si disperdono rapidamente e possono ricadere su un’ampia area circostante, con contaminazione del suolo e dei terreni agricoli, compromettendo la sicurezza alimentare e l’inquinamento delle acque», ha aggiunto. Per tutte le ragioni e i potenziali rischi spiegati, le immediate indicazioni agli abitanti dell’area di Calenzano entro i 5km dal deposito sono state quelle di rimanere al chiuso, chiudendo porte e finestre e mettendo stracci bagnati in ogni fessura per limitare l’esposizione ai fumi. La Protezione civile ha raccomandato inoltre di non accendere fornelli, accendini o candele, proprio per la capacità infiammabile degli idrocarburi di cui abbiamo parlato, né di consumare acqua di superficie. A questo proposito, poco fa, è stato lo stesso Comune di Calenzano a rassicurare pur, promettendo però di continuare a monitorare lo stato delle cose anche nei prossimi giorni.