Chi medierà tra Usa e Ue? Per l’Economist è Giorgia Meloni la «sussurratrice di Trump»
Solida, abbastanza a destra da piacere a Donald Trump (ed Elon Musk) ma non troppo da pregiudicarsi la fiducia di cui gode nell’Unione Europea. Secondo l’Economist, è Giorgia Meloni la persona che potrà mediare con il futuro inquilino della Casa Bianca. Per provare ad evitare dazi troppo pesanti sui Paesi europei. Convincere il tycoon a non staccare la spina all’Ucraina e a non uscire dalla Nato. Un primo approccio di persona tra i due c’è già stato domenica 8 dicembre, in occasione della riapertura di Notre Dame. Nella cena di gala all’Eliseo, la presidente del Consiglio si è complimentata con Trump per la vittoria del 5 novembre, ricevendo un invito per l’insediamento alla Casa Bianca, il prossimo 20 gennaio.
L’ansia dell’Europa per il secondo mandato di Trump
Il secondo mandato di Trump, scrive l’Economist, «è causa di molta ansia in Europa, un luogo che dipende dall’America per la sua difesa, grazie alla Nato e al flusso di armi verso l’Ucraina, e che al contempo smercia oltreoceano auto, borse e altri prodotti tipicamente europei». Trump, prosegue la testata britannica, «imbarazza l’Europa» promettendo di mettere fine alla guerra in Ucraina in un solo giorno e «parla della Nato come una truffa per l’America». Sullo sfondo ci sono i dazi. Così l’Europa sarebbe alla «disperata ricerca di un sussurratore di Trump» che potrebbe essere proprio Giorgia Meloni, che però dovrebbe premurarsi di non compromettere i buoni rapporti con l’Ue.
La vecchia guardia traballa
D’altronde, secondo l’Economist ci sono sostanzialmente due gruppi di leader europei nei confronti che si contendendo l’affetto di Trump. «Il primo è la vecchia guardia del continente, i leader di Francia, Germania e Polonia, così come i grandi dell’Unione Europea e della Nato, che tradizionalmente hanno gestito la parte europea delle relazioni transatlantiche. Sebbene possano detestare Trump in privato, tutti pensano di avere un rapporto speciale con lui». Tra tutti spicca il presidente francese Emmanuel Macron, che ha invitato il tycoon a Parigi alla riapertura di Notre Dame dove ha discusso di pace in Ucraina. Solo che questo gruppo «è in condizioni precarie». «Macron presiede la scena politica più caotica al di fuori della penisola coreana; il tedesco Olaf Scholz verrà probabilmente estromesso a febbraio; la Polonia affronta un governo diviso, almeno fino alle elezioni presidenziali in primavera. Solo le istituzioni dell’UE hanno una leadership stabile. Ma il signor Trump vede il blocco con disprezzo», continua la testata britannica.
Gli amici ideologici deboli in Europa
D’altra parte ci sono gli «amici ideologici» di Trump. Tra questi spicca il primo ministro ungherese Viktor Orbàn. Altro esponente di punta è lo slovacco Robert Fico. Ma anche se i due dovessero godere della fiducia di Trump, non avrebbero l’appoggio dell’Unione Europea, analizza l’Economist. Meloni, invece, si ritrova con «un piede in due scarpe». «Proviene dall’estrema destra e può criticare i migranti e i woke. Per anni è stata in confidenza con Steve Bannon, un ideologo del Maga. Al potere dal 2022 e senza elezioni per altri tre anni, Meloni è riuscita abilmente a rimanere nel mainstream dell’Ue. A differenza di altri nel suo campo politico, ha sostenuto l’Ucraina fino in fondo. Lungi dal cercare liti con Bruxelles, ha fatto di tutto per apparire un partner costruttivo».
L’esercizio di equilibrio di Meloni
La testata britannica suggerisce che eventuali litigi tra Roma e Washington potrebbero riguardare capi d’abbigliamento di lusso colpiti dai dazi e la spesa italiana per la difesa, ferma all’1,5% del Pil, ben sotto il 2% stabilito dalla Nato anni fa. Così Meloni «si trova di fronte a un esercizio di equilibrio»: trarre vantaggio dalla sua vicinanza a Trump senza alienare gli attuali alleati dell’Ue. «In passato – prosegue l’Economist – essere in buoni rapporti sia con l’Europa che con l’America era compatibile. Presto potrebbe non esserlo più». Meloni dovrà decidere, ad esempio, se allinearsi a Trump sull’Ucraina o se seguire gli alleati europei. Eppure, continua l’Economist, potrebbe rivelarsi allettante per l’Italia allinearsi al nuovo a Washington se, in cambio, il Parmigiano dovesse sottostare a dazi minori del Gouda. Ma Meloni deve stare attenta «ha molto da perdere a fare la guerra con Bruxelles», nota Riccardo Alcaro dell’Institute for International Affairs di Roma. L’Italia ha debiti elevati e prospettive economiche traballanti, e beneficia dei fondi dell’UE e delle garanzie implicite sui suoi prestiti.