La moglie di Roberto Vannacci: «A casa sua comandano le donne. Ho minacciato di fargli rapporto»
Camelia Mihailescu, romena di Bucarest con padre militare e due lauree (giurisprudenza e psicologia), è la moglie di Roberto Vannacci. Dice che non è vero che il generale è xenofobo: «Lo dicono le persone che non lo conoscono e che non hanno letto il suo libro, e magari fanno finta di averlo letto. Non ha nessun problema con nessuna persona, con nessun colore di pelle, con nessun orientamento politico, con nessuna tradizione». L’europarlamentare della Lega è un «padre eccezionale. Lui fa i compiti di matematica con le bambine, gioca, fa persino shopping con loro, anche se odia lo shopping», dice a Hoara Borselli per il Giornale.
Il primo incontro
Camelia racconta il primo incontro con Roberto: «Ci siamo conosciuti 23 anni fa all’Accademia militare di Bucarest. Io lavoravo lì. La Romania stava entrando nella Nato. Lui è venuto ed è stato due anni in Romania. Un giorno si era scordato di riconsegnare dei documenti riservati che gli avevo fatto visionare. Io mi sono infuriata e ho minacciato di fare rapporto. Allora lui si è scusato e mi ha invitato a vedere una partita di tennis. Dopo il tennis, la pizza… e poi è nato l’amore». La richiesta di matrimonio è arrivata «in un centro commerciale». In casa sua, spiega, comandano le donne: «La nostra è una famiglia matriarcale: siamo tre donne più la babysitter quattro. Chi vuole che comandi?». Ma lei non lavora: «Ho rinunciato alla mia carriera e al mio lavoro per stare con le bambine».
Femminista
Lei non si ritiene una femminista: «Io dico: se mandi una donna a lavorare in miniera, o in cima a una gru, non fai una bella cosa. Ognuno di noi ha un ruolo nella società. Donne e uomini non sono la stessa cosa. Gli uomini, per esempio, fanno bene i lavori di fatica. Le donne no. Gli uomini però non sono bravi nei lavori di casa». La differenza tra i due sessi è che «la donna è multitasking. L’uomo sa fare solo una cosa alla volta». In ultimo il punto debole del generale Vannacci: «Disordinatissimo».