In Evidenza ENISiriaUSA
ECONOMIA & LAVOROAgricolturaAlimentazioneArgentinaBrasileEUtopiaGiorgia MeloniGoverno MeloniUnione europea

Ue-Mercosur, cosa prevede l’accordo di libero scambio con il Sudamerica e perché gli agricoltori chiedono di bloccarlo

10 Dicembre 2024 - 22:06 Simone Disegni
Pubblicato il testo dell'Accordo di libero scambio concluso dopo 25 anni di negoziati. L'esultanza della Commissione e i timori del settore agro-alimentare europeo

Se con Donald Trump l’America minaccia di tornare a imporre dazi e tariffe, anche sui prodotti europei, altri due blocchi dell’Occidente – se non altro in senso geografico – remano in direzione opposta. L’Unione europea e il Mercosur – l’associazione regionale che riunisce Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (il Venezuela ne è membro sospeso) – hanno concluso nei giorni scorsi il loro Accordo di libero scambio, un’intesa su cui si negoziava da oltre due decenni per eliminare in tutto o in parte le reciproche barriere commerciali. Venerdì scorso Ursula von der Leyen è volata a Montevideo per porre il sigillo politico dell’Ue sull’Accordo. Che oggi è stato pubblicato in versione completa dalla Commissione europea «in spirito di trasparenza». Eppure ancor prima che vedesse pubblicamente la luce il testo completo, che conta centinaia di pagina, l’Accordo è già diventato oggetto di strali, da parte in particolare di una categoria già “sugli scudi” nell’ultimo anno: gli agricoltori. Il trattato internazionale, che la Commissione ha negoziato a nome dell’Ue nell’ambito delle sue competenze in materia commerciale, dovrà ora essere firmato, quindi ratificato. Insomma di qui all’effettiva entrata in vigore dell’Accordo mancano ancora mesi, ed alcune tappe cruciali. Ed è qui che s’inseriscono gli oppositori dell’Accordo, che comprendono anche almeno un paio di governi – Francia e Polonia in primis – così come alcune forze politiche europee – ad esempio i Verdi. Cosa contiene l’Accordo e su cosa si concentrano le recriminazioni?

Cosa prevede l’Accordo Ue-Mercosur

L’Accordo era già pronto in buona parte cinque anni fa, ma nel 2019 i negoziati furono interrotti, soprattutto per via delle politiche di deforestazione attuate dal Brasile di Jair Bolsonaro. Dopo la rielezione di Lula i negoziati sono ripresi (2023), e quella di Trump negli Usa ha dato l’ultima spinta alle parti (Ue su tutti) a siglare l’intesa che ha anche un forte sapore geopolitico. Promette di eliminare o ridurre fortemente le barriere commerciali di varia natura che impediscono alle imprese di Ue e Mercosur di operare liberamente nei reciproci mercati: esportando prodotti verso l’altro blocco, partecipando a gare d’appalti e così via. Ne dovrebbe nascere così la zona di libero scambio (o quasi) più imponente del pianeta: i Paesi coinvolti assommano nel complesso oltre 700 milioni di cittadini/consumatori. In altre parole, le imprese europee guadagnano l’accesso progressivamente senza limiti al mercato dei quattro Paesi sudamericani, sin qui altamente protetto: il colosso principale è con ogni evidenza il Brasile, coi suoi oltre 212 milioni di cittadini. Lo stesso sarà vero all’inverso per le imprese sudamericane, che avranno accesso al più grande mercato al mondo, quello Ue. L’idea è quella non solo di ridurre o azzerare le barriere tariffarie sull’import/export, ma di rimuovere anche altri ostacoli al commercio: procedure burocratiche pesanti e complesse, regolamenti o standard tecnici differenti o frammentati, divieti d’accesso a operatori stranieri di certa tipologia, dimensione o settore. L’Accordo riguarda dunque tutti i settori produttivi, anche se in forme e modi diversi. Ad esso è ancorato inoltre un fondo da 1,8 miliardi di euro che l’Ue s’impegna a investire nei Paesi del Mercosur per sostenerne lo sviluppo economico, sociale e ambientale.

Agro-alimentare: cosa cambia

Per i produttori europei verranno progressivamente azzerate le tariffe imposte dai Paesi del Mercosur all’export di tutti i principali beni agro-alimentari: vini, liquori, latte e formaggi, olio d’oliva, pasta, biscotti e altri prodotti derivati dai cereali, etc. Nell’Accordo, sottolinea la Commissione, vengono inoltre esplicitamente previste garanzie per 350 diversi prodotti con Indicazione Geografica, vietando imitazioni esplicite o surrettizie e proteggendo i relativi marchi: sono inclusi anche prodotti tipici strategici per il Made in Italy come Parmigiano Reggiano o Prosciutto di Parma. D’altra parte viene garantito l’accesso al mercato europeo per i produttori sudamericani. A preoccupare gli allevatori europei è soprattutto quel che potrebbe accadere sul mercato delle carni, noto punto di forza dell’economia dei Paesi partner, a cominciare dall’Argentina. La Commissione osserva però come su carni bovine e pollami quella in vista non sia una piena liberalizzazione: su quei prodotti dovrebbero infatti essere poste dei volumi massimi di importazione in Europa. Per le carni bovine, ad esempio, s’è concordato un massimale di 99mila tonnellate di importazioni consentite all’anno, quota che comprende sia il fresco che il surgelato. Secondo un primo studio irlandese, l’Accordo impatterebbe sui prezzi e sulla produzione interna europea in quest’ambito di non più dello 0,1%. Sia l’Ue che il Mercosur hanno comunque nell’ambito dell’Accordo la possibilità di sospendere il libero accesso attivando le relative “clausole di salvaguardia” qualora considerino che le importazioni stanno creando un serio danno al proprio mercato.

Una macelleria di Buenos Aires (Ansa/Epa – Enrique Garcia Medina)

Benefici, rischi e timori

Nell’insieme la Commissione parla di un accordo «ambizioso ed equilibrato», sia dal punto di vista commerciale che geopolitico. Un assist alle 60mila imprese europee per crescere ed espandersi su un nuovo, ghiotto mercato, estendendo al contempo a quattro grandi Paesi del cosiddetto “Sud del mondo” gli elevati standard europei in termini di protezione dei lavoratori, salvaguardia dell’ambiente, tutela della salute umana, animale e delle piante. I benefici sarebbero economici – non solo nell’agroalimentare, anche nel settore tessile ed automotive, chimico o farmaceutico – ma pure strategici, se si pensa all’importanza dell’approvvigionamento per l’Europa di materie prime strategiche dai quattro Paesi sudamericani. La Commissione stima in almeno 4 miliardi di euro i risparmi per l’economia europea in termini di dazi e tariffe che le imprese non dovranno più versare, e sta predisponendo uno studio d’impatto di dettaglio per mostrare tutti i modi in cui l’Accordo sarà benefico per l’Europa. Gli agricoltori, sostenuti da alcuni Paesi membri in cui quel settore ha un forte peso – Francia e Polonia, in parte la stessa Italia -, coltivano (appunto) due timori principali: la concorrenza di produttori più competitivi in grado di mettere fuori mercato quelli europei (ad esempio, come detto, nel settore delle carni), ma anche l’abbassamento degli standard di qualità in termini di lavorazione dei prodotti. Su questo secondo aspetto la Commissione nega decisamente qualsiasi compromesso: nell’Accordo, si sottolinea, è previsto il pieno allineamento agli standard Ue (assai esigenti) in materia di controlli sanitari e fitosanitari su qualsiasi prodotto. Eppure in Italia il principale organismo di settore, la Coldiretti, annuncia battaglia, invitando pubblicamente il governo Meloni a mettersi di traverso sulla ratifica dell’Accordo.

Le mosse della Commissione per rassicurare gli agricoltori

Il fatto, spiegano fonti dell’esecutivo Ue, è che l’Accordo Ue-Mercosur rischia di essere eretto a totem contro cui scagliare la propria frustrazione per problemi del settore che hanno in realtà tutt’altra origine: in primis la scarsa redditività dei mestieri della terra rispetto al resto dell’economia, che spingono i giovani ad allontanarsi dal settore e penalizzano le aziende produttrici. Per questo von der Leyen e i suoi hanno garantito «ascolto» alle preoccupazioni del settore (che nell’ultimo anno si sono più volte trasformate in rumorose proteste sotto i palazzi di Bruxelles o per le strade dei Paesi membri) e stanno predisponendo una serie di azioni di vario genere per rassicurare la categoria: misure per rafforzare il potere negoziale dei produttori rispetto agli altri attori delle filiere agricole; una rivalutazione delle risorse che saranno impegnate nei prossimi sette anni per la Politica agricola comune (Pac); una Strategia per il futuro del settore che dovrebbe essere presentata a fine febbraio. Nell’ambito dell’Accordo col Mercosur, inoltre, dovrebbe essere istituito un fondo di riserva da un miliardo di euro cui attingere per risarcire «eventuali perdite» degli agricoltori in conseguenza dell’applicazione dell’intesa. Nel giorno in cui è stato pubblicato il testo dell’accordo, infine, la Commissione ha svelato altre due iniziative volte a rassicurare gli agricoltori sulle prospettive economiche: lo stanziamento di 3 miliardi di euro da parte della Banca europea degli investimenti da investire sotto forma di prestiti «per l’agricoltura e altre attività di bioeconomia in tutta Europa, con particolare attenzione ai giovani agricoltori, alla parità di genere e agli investimenti verdi», e la modifica del regolamento sugli aiuti di Stato per consentire contributi pubblici nazionali a singole imprese del settore sino a 25mila euro. Basterà per evitare lo scontro?

In copertina: Una protesta di agricoltori a Bruxelles – 1° febbraio 2024 (ANSA/ VALENTINA BRINI)

Articoli di ECONOMIA & LAVORO più letti