Israele e Hamas tornano a negoziare il cessate il fuoco a Gaza. Fonti egiziane: «Accordo imminente»
Dopo la fine della guerra in Libano e la caduta del regime di Assad in Siria, si riaprono i negoziati per un accordo di cessate il fuoco a Gaza. Secondo alcune fonti con nuova e promettente linfa. Il Qatar, che un mese fa aveva rinunciato al faticoso ruolo di mediatore tra Israele e Hamas alla luce del «rifiuto di negoziare un accordo in buona fede» delle parti, ha accettato di tornare sui suoi passi. Lo ha confermato oggi un portavoce del governo di Doha, secondo quanto riporta il Jerusalem Post. Difficile pensare che gli emiri abbiano accettato di tornare ad assumersi quella responsabilità in assenza di garanzie su un serio impegno da parte dei negoziatori delle due parti. Pesa, secondo le indiscrezioni circolate con insistenza negli ultimi giorni, la rielezione di Donald Trump e le pressioni che il prossimo presidente Usa fa su Israele per ottenere un secondo risultato dopo quello del Libano in termini di stop (o riduzione?) delle guerre. Dall’Egitto, altro mediatore chiave in questi 14 mesi di guerra tra Israele e Hamas a Gaza, rimbalza la voce di un accordo addirittura «imminente». Una fonte del governo di Al Sisi ha detto alla testata israeliana Ynet che Hamas considera le chances di accordo «mai così buone», e che una delegazione israeliana è attesa al Cairo nei prossimi giorni. Dovrebbe ricevere una lista di ostaggi vivi che l’organizzazione terroristica sarebbe disposta ora a liberare nell’ambito di un accordo di cessate il fuoco.
Cosa potrebbe prevedere l’accordo
La notizia era già stata anticipata ieri da un giornale qatariota, Al-Araby Al-Jadeed, secondo cui la lista di Hamas includerebbe in particolare ostaggi «malati, anziani e feriti, e quattro con cittadinanza americana». Israele da parte sua avrebbe compilato la lista speculare di detenuti palestinesi che è disposta a liberare. Secondo la testata qatariota, l’accordo prevedrebbe una settimana di cessate il fuoco a Gaza, dopo la quale verrebbero rilasciati gli ostaggi israeliani e i detenuti palestinesi, mentre l’Idf si impegnerebbe a ritirarsi dal valico di frontiera di Rafah e da altre aree. Un altro elemento testimonia la pressione americana – più o meno concordata tra l’Amministrazione uscente e quella in pectore – in direzione di una de-escalation nella Striscia, così come in Libano. Il consigliere per la sicurezza di Joe Biden Jake Sullivan è atteso per giovedì in Israele, dove incontrerà il premier Benjamin Netanyahu e i suoi più stretti consiglieri.