Succede solo da McDonald’s: le paghe da fame e il rifiuto del contratto integrativo
Succede solo da McDonald’s. Oggi 10 dicembre Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs faranno partire una mobilitazione nei 700 ristoranti della catena americana in Italia. Nell’estate 2023 i sindacati hanno presentato una proposta di contratto aziendale per aggiungere premi di risultati, il passaggio dal part time al tempo piene e permessi per chi ha carichi familiari per i 3300 dipendenti diretti e per gli oltre 30 mila dei siti gestiti in franchising. A cui attualmente la multinazionale riconosce solo il minimo contrattuale.
Le paghe da fame
«In McDonald’s più del 70% dei lavoratori è part time», spiega al Fatto Quotidiano Sonia Paoloni della Filcams Cgil. «Sei full time solo se hai i ruoli di responsabilità. In alcuni casi parliamo di contratti da 18 ore, alcuni dei quali volontari, ma avere l’aumento è difficile, specialmente se non hai un contratto integrativo con relazioni sindacali ben avviate. Anche per questo lo chiediamo». Attualmente chi lavora 32 ore ha una paga di circa mille euro al mese. Chi fa meno ore arriva a 700. «Il contratto prevede che l’operatore della ristorazione commerciale a catena deve stare al quinto livello, McDonald’s ce li ha tutti al sesto. Anche su questo non rispondono», aggiunge Paoloni. I sindacati vogliono far crescere gli stipendi attraverso l’introduzione di premi di risultato e favorendo accordi per l’aumento del monte ore individuale.
Autogrill, Roadhouse e Chef Express
Autogrill, Roadhouse e Chef Express hanno un contratto integrativo. Nel 2022 McDonald’s Development Italy ha registrato un fatturato di 579 milioni (rispetto ai 432 del 2021, condizionato dal Covid) e un utile di 101, più che raddoppiato rispetto al 2021. Per il personale spende annualmente 81,4 milioni, in media 24.666 euro per ognuno dei 3.300 dipendenti diretti. L’azienda ha confermato l’indisponibilità a negoziare un contratto integrativo: «McDonald’s è una realtà complessa e articolata per oltre il 90% in franchising con 160 imprenditori su tutto il territorio nazionale. McDonald’s evidenzia che la rete dei propri licenziatari in modo autonomo mette già a disposizione dei propri dipendenti diversi programmi e iniziative aggiuntivi al Ccnl. Tuttavia, va considerato che allo stato attuale l’ampia frammentazione sul territorio non consente di poter individuare un contratto di secondo livello per tutte le realtà locali».