Francia, una «legge speciale» per scongiurare la crisi finanziaria. Macron vuole un nuovo premier «entro 48 ore», ma nei sondaggi vola Le Pen
Soluzioni inedite per problemi mai visti. Il governo francese, dimessosi la scorsa settimana dopo essere stato sfiduciato dal Parlamento e ora incaricato della gestione degli affari correnti, ha presentato questa mattina un progetto di «legge speciale» per consentire allo Stato di funzionare nel 2025 dal punto di vista finanziario. Con la censura del governo di centrodestra guidato da Michel Barnier, infatti, sono decaduti pure tutti i suoi progetti di legge, compresi quelli cruciali per il bilancio del prossimo anno. Proprio su quel terreno d’altra parte è andato a schiantarsi, almeno formalmente, l’esecutivo guidato dall’ex capo negoziatore Ue per la Brexit. Il Rassemblement National che ne aveva consentito la nascita e la navigazione per un paio di mesi ha staccato la spina una settimana fa per non assecondare una manovra considerata «punitiva» per i cittadini francesi: Barnier aveva disegnato un percorso sofferto di tagli di spesa e aumenti di alcune imposte nello sforzo di risanare il bilancio pubblico, gravato da un debito pubblico cresciuto a livelli record. Ora dunque, per scongiurare lo scenario che in America è chiamato shutdown, ossia l’impossibilità per lo Stato di versare stipendi, pensioni e altre spese pubbliche e di raccogliere le tasse, il governo dimissionario ha recepito la soluzione annunciata la scorsa settimana da Emmanuel Macron (e suggerita nelle ore della crisi dalla stessa Marine Le Pen), predisponendo una legge speciale ai sensi degli articoli 45 e 47 della Costituzione. La legge, estremamente essenziale (tre articoli in tutto), mira ad assicurare la continuità dei servizi e della raccolta delle imposte sulla base della legge di bilancio 2024 e della normativa di riferimento attualmente in vigore. Sarà discussa dalle Camere a partire da lunedì prossimo. Si tratta di una soluzione-ponte per tamponare l’emergenza, in attesa che venga approvata una “vera” legge di bilancio 2025, una volta che si sarà insediato un nuovo governo in grado di contare su una maggioranza in Parlamento.
Le consultazioni all’Eliseo
Già, ma che ne è dunque del sentiero per la formazione di un nuovo governo? All’Eliseo da giorni – con l’interruzione nel weekend anche per la riapertura della cattedrale di Notre-Dame e i concomitanti vertici internazionali – proseguono gli incontri con Macron dei rappresentanti delle diverse forze politiche. Non tutte, ben inteso: soltanto quelle che dopo la sfiducia a Barnier hanno espresso il proprio interesse – più o meno entusiasta – a studiare una nuova soluzione politica di compromesso. Dopo aver dialogato in separati incontri, ieri dunque si sono visti all’Eliseo i rappresentanti di tutti i partiti dell’arco parlamentare tranne le ali “estreme” del Rassemblement National (destra) e La France Insoumise (sinistra). Un’inedita riunione attorno al tavolo predisposto da Macron per i leader di formazioni assai diverse – comunisti, ecologisti e socialisti sul fronte delle sinistre, macroniani di Ensemble e altri alleati di centro, gollisti Repubblicani. Cosa ne può scaturire? Dal vertice è trapelato poco, se non la volontà di Macron di procedere alla nomina di un nuovo primo ministro «entro 48 ore» (prima di giovedì sera, dunque). Ma chi farà parte della nuova maggioranza, cosa la terrà insieme e chi la guiderà restano a tutt’oggi domande senza risposta.
Governo e maggioranza: il rebus dei partiti
L’impressione che restituiscono i media francesi è che si lavori ad un accordo “minimo” in grado di permettere ad un governo di vedere la luce. Un patto – aperto a chi vorrà starci – per far nascere un nuovo esecutivo ed impegnarsi a non farlo cadere dopo pochi mesi come appena successo con quello guidato da Barnier. Restano scogli politici evidenti, date le distanze dei partiti su temi cruciali come la politica economica o l’immigrazione. Macron e i suoi lavorano di cesello, anche se i partiti dell’asse delle sinistre (attaccati duramente dai grandi esclusi de La France Insoumise) ripetono che il centro di gravità delle discussioni dovrebbe spostarsi dall’Eliseo al Parlamento. E ciascuno fissa i propri paletti, anche di fronte al proprio elettorato. Il capogruppo dei Repubblicani ha escluso ieri la possibilità di sottoscrivere un vero e proprio «contratto di governo con gente con cui non condividiamo i valori», lasciando aperta però la strada ad un accordo «per lo meno per non far cadere il governo» che verrà. Da parte sua, il segretario del Partito socialista ha ribadito stamattina che la crisi politica «deve finire presto» e che «non si può passare la vita a dire di no», perché la bussola «sono i francesi». Intervistato da BfmTv, Faure ha però smontato l’ipotesi, gradita all’Eliseo, che a guidare il nuovo governo possa essere il navigato leader centrista François Bayrou. «Quello che chiediamo e che vogliono i francesi è una rottura con la politica condotta sinora», ha detto Faure.
December 11, 2024
Le Pen e Bardella volano nei sondaggi
Il problema, per i partiti che valutano in queste ore di “donare il sangue” per consentire la nascita di un governo di più o meno larghe intese (inedito per la Francia), è che la «rottura» che un pezzo rilevante dei francesi vuole pare essere di segno diverso. Proprio questa mattina Le Figaro ha pubblicato un nuovo sondaggio Ifop sulle intenzioni di voto per le presidenziali, in programma – salvo sorprese – nel 2027. Se si votasse ora, ben oltre un terzo del Paese sceglierebbe Marine Le Pen. Tra il 36 e il 38% dei francesi la vorrebbe come prossima presidente della Repubblica. La seconda scelta? L’altro leader della destra del Rassemblement National, Jordan Bardella, che seduce il 34% degli elettori. Dietro di loro, s’intravedono i profili dell’ex premier gollista Edouard Philippe (già “pre-candidato” all’Eliseo e indicato da un 25% di sondati) e Gabriel Attal (ex premier di Macron anche lui, centrista, accreditato di un 20% di intenzioni di voto).
In copertina: Un raro incontro a tue per tu all’Eliseo tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen – Parigi, 21 luglio 2022 (Epa / Ludovic Marin)