Orbán chiama Putin: messaggio da Trump sulla guerra? L’ira di Zelensky: «Non negoziate senza l’Ucraina». E lancia missili Usa sulla Russia
È Viktor Orbán il grande mediatore del dialogo tra Donald Trump e Vladimir Putin per «mettere fine alla guerra in Ucraina»? Difficile non pensarlo associando quanto avvenuto nelle 48 ore. Lunedì il premier ungherese è volato a Mar-a-Lago per incontrare il rieletto presidente Usa, di cui è fan e alleato. Ne ha dato lui stesso l’annuncio sui social, postando le foto con Trump oltre che col suo “super-consulente” Elon Musk. Menù ricco di politica internazionale, nel lungo «pomeriggio a Mar-a-Lago», se è vero che Orbán vi ha incontrato anche il prossimo consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz. Rientrato a Budapest, stamattina il leader ungherese ha telefonato al presidente russo Vladimir Putin. L’occasione per un «approfondito scambio di opinioni sulle questioni ucraine», ha fatto sapere il Cremlino, facendo notare malizioso che a richiedere il colloquio è stato Orbán. Questi, riassume ancora il resoconto russo, «ha espresso interesse nel promuovere una ricerca comune di soluzioni per risolvere la crisi politicamente e diplomaticamente, tenendo conto anche dei suoi contatti con un certo numero di leader occidentali». Riferimento fin troppo esplicito all’uomo di cui tutti attendono incerti e timorosi le mosse, Donald Trump. Nel dubbio, Putin non perde occasione comunque per bastonare il Paese nemico: con Orbán avrebbe condiviso «valutazioni fondamentali sull’attuale sviluppo della situazione e sulla linea distruttiva del regime di Kiev, che esclude ancora la possibilità di una soluzione pacifica del conflitto». A impedire il raggiungimento di un accordo, martella insomma il Cremlino, non sarebbe Putin ma Zelensky.
December 9, 2024
La replica di Zelensky
Non s’è fatta attendere la reazione di Kiev alla nuova iniziativa diplomatica dell’Ungheria, che fino alla fine dell’anno ha oltretutto la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione europea. «Speriamo almeno che Orbán non chiami Assad a Mosca per farsi dare lezioni pure da lui», la replica al veleno consegnata su X da Volodymyr Zelensky, che punta il dito contro quei leader (poche settimane fa a chiamare Putin è stato il Cancelliere tedesco Olaf Scholz) che «promuovere la propria immagine personale a spese dell’unità». Nel merito della strada che Trump vuole a tutti i costi tracciare, quella dello stop alla guerra, Zelensky dice poi che «ottenere una pace reale e sicurezza garantita richiede la determinazione dell’America, l’unità dell’Europa e l’impegno costante di tutti i partner ai princìpi e agli obiettivi della Carta Onu». Tradotto: non può esserci sentiero di pace che non rispetti l’integrità territoriale dell’Ucraina. Né «discussioni sulla guerra che la Russia fa all’Ucraina senza l’Ucraina».
December 11, 2024
Nuove sanzioni Ue contro Mosca
Rispetto alla prima auto-organizzata “missione di pace” di Orbán – che la scorsa estate visitò nell’arco di poche settimane Putin, Zelensky, Trump e Xi Jinping – da governi e istituzioni Ue non pare esserci stata reazione altrettanto piccata. Solo pochi giorni fa il presidente francese Macron ha ospitato all’Eliseo il primo faccia a faccia tra Trump e Zelensky per rompere il ghiaccio. Il leader americano avrebbe ribadito l’imperativo di arrivare quanto prima a un cessate il fuoco, per poi negoziare un accordo di pace tra Russia e Ucraina. In compenso proprio oggi i rappresentanti dei 27 Paesi membri hanno dato il via libera al quindicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia dall’inizio della guerra all’Ucraina. Il nuovo pacchetto aggiunge «altre persone ed entità all’elenco di sanzioni già esistente e prende di mira entità in Russia e in Paesi terzi che contribuiscono indirettamente al potenziamento militare e tecnologico della Russia attraverso l’elusione delle restrizioni alle esportazioni», ha spiegato la presidenza del Consiglio Ue, ossia, ironia della sorte, lo stesso governo ungherese.
Missili Atacms sulla Russia: l’ira del Cremlino
Sul terreno intanto la guerra non accenna a fermarsi. Il ministero della Difesa russo ha denunicato che le forze ucraine avrebbero lanciato nelle scorse ore sei missili americani Atacms verso un aeroporto militare a Taganrog, nella regione russa di Rostov. Due sarebbero stati abbattuti, quattro deviati dalle “forze di difesa elettronica”, ma tre persone sarebbero comunque rimaste ferite dai frammenti dei missili, ha detto Mosca. Per poi aggiungere che «l’attacco con armi occidentali a lungo raggio non rimarrà senza risposta, verranno adottate misure adeguate».