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Mondiali di calcio 2034 in Arabia Saudita. Federazioni, Ong e calciatrici contro il torneo: «Nessun rispetto del clima e dei diritti umani»

11 Dicembre 2024 - 21:02 Antonio Di Noto
proteste mondiali arabia saudita
proteste mondiali arabia saudita
Associazioni e attivisti hanno fatto sentire la loro voce dopo la decisione della Fifa, sulla scia di quanto avvenuto per l'organizzazione di Qatar 2022

I mondiali di calcio in Arabia Saudita non si terranno prima del 2034, ma sono già oggetto di proteste da parte di Ong, tifosi, calciatori e attivisti. Il timore è che si possa verificare un caso simile a quello del Qatar, dove il torneo ospitato nel 2022 è stato macchiato da violazioni dei diritti umani e dalla morte di migliaia di operai che hanno costruito gli stadi, costretti a lavorare sotto il sole cocente senza tutele per la propria salute. Per questo, in seguito all’assegnazione del torneo all’Arabia Saudita, che oggi è stata ufficialmente incaricata dalla Fifa di organizzarlo, si sono levate numerose voci che contestano la decisione.

Amnesty e federcalcio norvegese: «A rischio i diritti umani»

Una è quella di Amnesty International. La Ong sostiene che «la decisione sconsiderata della Fifa di assegnare i mondiali 2034 all’Arabia Saudita, senza garantire adeguate protezioni per i diritti umani, metterà molte vite a rischio». Infatti, prosegue Amnesty, «la Fifa sa che molti lavoratori verranno sfruttati e che alcuni di loro perderanno la vita se non verranno introdotte importanti riforme». Per questo, gli impegni presi dalla federazione vengono definiti «una farsa». A protestare è anche la federcalcio norvegese, astenutasi sul voto che ha assegnato i mondiali all’Arabia: «Le linee guida della FIFA in materia di diritti umani e non sono state adeguatamente integrate nel processo, aumentando il rischio di violazioni dei diritti umani».

Qatar 2022, lo sfruttamento dei lavoratori

Gli operai che hanno costruito gli stadi dei mondiali in Qatar, erano perlopiù immigrati da Nepal, India e Pakistan, attratti da Doha con la promessa di un lavoro stabile che spesso si rivelava una trappola. Ai migranti si richiedeva una somma di denaro per avere il permesso di lavorare. Non avendola, molti di loro accettavano l’offerta di prestito da parte del datore di lavoro, che poteva così trattenerli con paghe bassissime finché non considerava saldato il debito. Temendo uno scenario simile, ad Amnesty fa eco Bhim Shrestha, cofondatore di Shramik Sanjal, una rete di lavoratori migranti con sede in Nepal. «Noi lavoratori migranti subiamo gravi forme di sfruttamento e la nostra vulnerabilità è spesso ignorata. Le nostre vite contano – temiamo per i nostri fratelli e sorelle migranti che sono a rischio. La Fifa non può continuare a chiudere un occhio; le vite delle persone migranti richiedono assunzione di responsabilità e giustizia».

I mondiali in Arabia e il cambiamento climatico

Ma a preoccupare non sono solo i diritti dei lavoratori. Ad essere criticati sono anche i legami della Fifa con la compagnia petrolifera saudita Aramco e le decisioni poco sostenibili di questi anni. I mondiali del 2026 si terranno in 16 città di Canada, Usa e Messico. Quelli del 2030 si giocheranno in Spagna, Portogallo e Marocco, ma alcune partite verranno disputate in Argentina, Paraguay e Uruguay. Organizzazione che costringe calciatori e staff a spostamenti di migliaia di chilometri, con grande dispendio di risorse che non avverrebbe se i mondiali si disputassero in un solo Paese.

Arabia Saudita 2034, i diritti delle donne

Altra questione che riguarda l’Arabia Saudita sono i diritti delle donne e della comunità Lgbtqia+. A farsi portavoce della protesta è Tessel Middag, calciatrice professionista dei Rangers Fc, ex Fiorentina e Manchester City, con 44 presenze nella nazionale olandese, tra le cento calciatrici firmatarie di una lettera di aprile 2024 per chiedere l’interruzione del rapporto tra la Fifa e Aramco: «Abbiamo inviato un messaggio alla FIFA, forte e chiaro, che la sua disponibilità a permettere all’Arabia Saudita di migliorare la propria reputazione attraverso il calcio sta isolando giocatori, tifosi e il pianeta. Garantire un futuro per il calcio, in cui tutti possano giocare e divertirsi, richiede una vera leadership dall’alto. La decisione sulla Coppa del Mondo 2034 è un’ulteriore prova che il calcio merita di meglio».

In copertina: EPA/STRINGER | Presidente della federcalcio saudita Yasser Al Misehal 

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