Il Ppe fa a pezzi il divieto Ue di auto a benzina al 2035: «Regole da rivedere, non si può puntare solo sull’elettrico»
Il divieto europeo alla produzione di nuove auto a benzina e diesel previsto per il 2035 «va annullato» per «riconoscere un mix più ampio di tecnologie». La richiesta – a sorpresa, ma neanche troppo – arriva dal Partito popolare europeo, che oggi, mercoledì 11 dicembre, ha organizzato una conferenza stampa a Bruxelles in cui ha presentato il suo piano per «salvare l’industria automobilistica europea». Al primo punto c’è proprio la «correzione» del divieto previsto per il 2035, che renderebbe di fatto obsoleto il motore a combustione, in favore di una transizione verso le auto a batteria. «Mentre i veicoli elettrici svolgeranno un ruolo importante nella transizione verso un futuro climaticamente neutro, anche altre tecnologie possono contribuire a raggiungere i nostri obiettivi climatici», si legge nel position paper del Ppe, visionato in anteprima da Open.
Il voto del 2023 a Strasburgo
L’annuncio è particolarmente importante non solo perché mette in discussione uno dei provvedimenti più ambiziosi del Green Deal, ma anche perché arriva dalla famiglia politica più numerosa del Parlamento europeo e la stessa a cui appartiene anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue. Il regolamento che il Ppe chiede di rivedere è stato approvato a febbraio 2023 e riguarda gli standard di emissioni di CO2 dei veicoli. L’obiettivo fissato da Bruxelles prevede di raggiungere le zero emissioni nette nel 2050 puntando con sempre più convinzione sui veicoli elettrici, che ad oggi rappresentano l’alternativa più competitiva ed ecologica alle vetture a benzina e diesel. Il regolamento fu approvato dal Parlamento europeo nel 2023 con 340 voti favorevoli, 21 astenuti e 279 contrari. Tra i banchi del Ppe, 26 eurodeputati votarono a favore, 129 contro e 5 si astennero.
La giravolta politica sul Green Deal
In campagna elettorale il Ppe ha espresso qualche riserva sul regolamento europeo sulle automobili, ma fino ad oggi non aveva mai preso una posizione ufficiale netta contro il divieto del 2035. La vera giravolta politica è arrivata nel 2024, quando i Popolari hanno cominciato a criticare apertamente alcuni provvedimenti del Green Deal, l’ambizioso progetto europeo per rivoluzionare l’economia del Vecchio Continente all’insegna dell’ecologia e della sostenibilità. Ora che il baricentro politico della maggioranza si è spostato verso destra, le critiche del Ppe verso alcuni provvedimenti approvati durante l’ultima legislatura si sono fatte via via più esplicite. Su alcuni dossier, per esempio il rinvio del regolamento contro la deforestazione, i Popolari sono arrivati anche a sacrificare l’alleanza con Socialisti e Liberali per schierarsi al fianco dei Conservatori e dell’ultradestra dei Patrioti.
Le richieste del Ppe sulle auto
Il position paper sulla crisi dell’auto approvato dal Ppe punta a stravolgere il regolamento approvato dall’Unione europea meno di due anni fa. La formula magica che compare a più riprese nelle sette pagine del documento è «neutralità tecnologica». Il ragionamento dei Popolari, tradotto, è il seguente: puntare solo sull’elettrico è stato un errore, meglio abbracciare anche altre soluzioni. Tra queste ultime, il Ppe guarda soprattutto ai carburanti alternativi, che permetterebbero di tenere in vita i motori a combustione. È il caso degli e-fuels, chiesti a gran voce dalla Germania, e dei biocarburanti, su cui l’Italia sta conducendo una battaglia in Europa. Tra gli altri punti del position paper del Ppe c’è poi la richiesta di annullare le multe previste nel 2025 per le case automobilistiche che non centrano i target sui tagli delle emissioni di CO2. Le regole attuali, si legge, «rischiano di tradursi in sanzioni da miliardi di dollari» e potrebbero mettere in ginocchio un settore che già appare in grande difficoltà.
Come reagirà ora Ursula von der Leyen?
Il piano sull’automotive approvato oggi dal Ppe si aggiunge al pressing dell’Italia e di altri Paesi europei, che da mesi chiedono alla Commissione europea di riaprire il regolamento europeo del 2023. Finora, l’esecutivo di Ursula von der Leyen ha fatto orecchie da mercante alle richieste dei governi Ue, assicurando che non ci sarà alcun passo indietro. Tra gli ultimi a prendere una posizione netta a riguardo c’è Wopke Hoekstra, Commissario europeo al Clima ed esponente (olandese) proprio del Ppe. «Molte aziende chiedono di mantenere la rotta piuttosto che cambiare le regole del gioco semplicemente perché non riescono a farcela», ha detto proprio in questi giorni il politico olandese, considerato tra i più “morbidi” della Commissione europea in tema di sostenibilità e regolamenti ambientali.
Ma ad assicurare che non ci sarà alcun passo indietro è stata anche Teresa Ribera, neo vicepresidente della Commissione con delega alla Competitività e alla Transizione ecologica. La revisione del divieto alle auto a benzina e diesel del 2035 «è una cosa che nessuno sta prendendo in considerazione», assicurava pochi giorni fa l’ex vice di Pedro Sánchez. Ma con il passare delle settimane, il pressing del centrodestra si sta facendo sempre più insistente. La palla passa dunque a Ursula von der Leyen, che già ha fatto capire di voler gestire direttamente il delicato dossier della crisi dell’automotive. La presidente della Commissione europea ha annunciato che avvierà un «dialogo strategico» con tutte le parti coinvolte. E chissà mai che tra le soluzioni che ne usciranno non ci sarà anche un clamoroso passo indietro sulle regole che lei stessa ha introdotto solo pochi anni fa.
December 11, 2024
In copertina: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Antonio Tajani, leader di Forza Italia (EPA/ANSA)