Ramy Elgaml, parla l’amico alla guida dello scooter: «I carabinieri ci inseguivano, ho sentito un colpo da dietro e siamo volati»
«Una botta da dietro, un urto». Questo è quello che Fares Bouzidi, alla guida della moto su cui viaggiava Ramy Elgaml, ha raccontato di aver sentito durante mentre i due venivano inseguiti dai carabinieri nella notte tra il 23 e il 24 novembre, in cui Elgaml è morto in uno schianto. «Non ho perso io il controllo, ho sentito questa botta, questo urto, questa spinta da dietro, poi siamo volati, questo mi ricordo e mi ricordo di essermi svegliato, poi, in ospedale», ha raccontato Bouzidi, indagato per omicidio stradale come il carabiniere alla guida dell’auto, nell’interrogatorio di fronte alla giudice per le indagini preliminari Marta Pollicino.
«Avevo paura perché non ho la patente»
Secondo l’autopsia, quella notte Ramy è morto sul colpo nello scontro, nell’ambito di una dinamica che le indagini devono ancora chiarire. Attualmente sono indagati anche due carabinieri per falso, frode processuale e depistaggio. Un testimone afferma che i militari dell’arma l’hanno costretto a cancellare un video della scena. Di una cosa è certo Bouzidi, 22 anni: «Non c’è stato un alt dei carabinieri, sono scappato sì ma non da un alt. Ho incrociato la macchina – ha ricostruito Bouzidi, le cui parole sono state riferite alla stampa dai legali difensori Marco Romagnoli e Debora Piazza – avevo paura perché non avevo la patente e sono scappato e loro sono venuti dietro. Ho accelerato e loro ancora dietro, avevo l’ansia perché ero senza patente, poi c’è stato l’urto, la botta, la spinta da dietro».
Il casco di Ramy Elgaml
Se non fosse stato inseguito, Bouzidi avrebbe rallentato, sostiene, per far scendere Elgaml, che aveva perso il casco. «Speravo di poter rallentare, fermarmi per permettere a Ramy, che aveva perso il casco, di scendere, ma non ce l’ho fatta», ha spiegato nel corso dell’interrogatorio. Queste sono le uniche cose che l’amico di Ramy ha affermato di ricordare. Dopo lo schianto si è svegliato in ospedale dopo quella che per la maggior parte del tempo era stata una serata «normale, di divertimento», prima dell’inseguimento. Il giovane non si è ancora ripreso e oggi è arrivato in stampelle al Palazzo di Giustizia. Anche a causa delle sue condizioni fisiche, gli avvocati chiedono che possa la revoca della misura cautelare dei domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale.