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Scuola, migliaia di supplenti perdono il posto per fare spazio ai docenti (arrivati in ritardo) del concorso voluto da Draghi

13 Dicembre 2024 - 17:37 Ygnazia Cigna
scuola docenti concorso pnrr
scuola docenti concorso pnrr
«Lo sapevano», dice il ministero. «Colpa di una gestione sbagliata dei concorsi», ribattono i sindacati. Le voci dei supplenti "fino ad avente diritto" che devono lasciare le cattedre a metà dell'anno scolastico

Le scuole italiane stanno accogliendo, in queste settimane, i vincitori del concorso Pnrr 2023, bandito per rispettare gli impegni presi dall’Italia con l’Unione europea. In base agli accordi del governo Draghi con la Commissione europea, infatti, il nostro Paese si è impegnato ad assumere 70mila nuovi docenti entro il 2026. Per raggiungere questo obiettivo ambizioso, il concorso Pnrr è diventato lo strumento cruciale, ma ha creato non poche difficoltà nelle scuole. Le procedure sono andate a rilento e le prove di alcune classi concorsuali sono ancora in corso. Mentre molti dei vincitori stanno entrando ora nella classe che gli spetta. Ma dietro questi ingressi si nasconde un effetto collaterale che sta generando un forte disagio: molti insegnanti si ritrovano a dover lasciare la propria classe prima di quel che pensavano, lasciando gli alunni a metà anno scolastico.

Protagonisti di questo brusco cambio sono i supplenti “fino ad avente diritto” (fad), i docenti che hanno preso servizio all’inizio dell’anno scolastico e che ora devono cedere il posto ai vincitori del concorso. Alcuni supplenti sono a loro volta vincitori e possono quindi mantenere la propria cattedra, ma molti altri – tra cui molti idonei, che hanno raggiunto un punteggio sufficiente ma non hanno vinto il concorso – si trovano costretti a lasciare il posto, anche a poche settimane dalle pagelle del primo quadrimestre. In molte classi, il turnover dei supplenti è continuo, al punto che alcuni studenti si ritrovano con un quarto docente diverso da quando è iniziato l’anno. È il caso, non isolato, di Monica Ricca, insegnante di materie scientifiche in un liceo di Roma.

La storia di Monica Ricca: «Sono la quarta supplente che entra in questa classe da settembre»

Ricca è una docente supplente e precaria, vedova e madre di un figlio di 18 anni. Nel 2023 ha partecipato al concorso Pnrr, ottenendo un punteggio di 180, che considerava più che sufficiente per garantirle un posto stabile, tanto da ritenere «quasi impossibile essere superata». Mentre attendeva i risultati, aveva ottenuto una supplenza fad fino al 31 dicembre. Ma nelle ultime settimane è arrivata la batosta, doppia: è risultata idonea ma non vincitrice, e qualcun altro ha preso il suo posto nella supplenza. Una situazione che sta sollevando il malcontento di un’intera classe di docenti, che da mesi protesta per l’assenza di una graduatoria di merito.

Monica aveva creato un percorso didattico su misura per i suoi alunni di quinta, in vista della maturità, convinta che ogni passo trascorso in aula avrebbe contribuito a preparare i ragazzi ad affrontare l’esame di Stato. Poi, improvvisamente, è arrivata la risoluzione anticipata del suo contratto, quando sono state pubblicate le graduatorie della sua classe di concorso. «Ho dovuto lasciare la scuola in pochi giorni», racconta. Eppure, l’insegnante sa che non è solo il suo percorso a essere stato stravolto, ma anche quello dei suoi studenti. Oggi insegna in un altro istituto, ma la situazione non è affatto facile: si è trovata a lavorare in una classe che ha già cambiato tre docenti dall’inizio dell’anno. Lei è la quarta. «È frustrante», ammette. «Sarebbe stato più opportuno farli subentrare a settembre. È una scelta che scontenta tutti: docenti, studenti, famiglie, e danneggia la didattica».

La vittoria (a caro prezzo) dei vincitori: «Esasperati dallo stress»

Non appare dei migliori neanche il clima che si respira tra i docenti risultati vincitori al concorso. Fabio Mina è un professore di Udine con esperienza negli istituti tecnici e professionali, dove ha insegnato materie come scienze delle produzioni animali e scienze agrarie. «Mi considero fortunato ad essere risultato vincitore», afferma a Open. Ma il suo percorso non è stato affatto semplice. L’anno scorso, infatti, era un supplente fino al 30 giugno, diviso tra due scuole, mentre si preparava per il concorso Pnrr 1. «Ho dovuto rinunciare a giorni di lavoro retribuiti ogni settimana per potermi dedicare allo studio», racconta. Il concorso si è svolto a Salerno, a quasi mille chilometri di distanza dalla sua Udine, in un periodo particolarmente critico per la scuola: a maggio, tra verifiche e riunioni.

Dopo aver ottenuto il punteggio che lo ha reso vincitore, però, ha dovuto affrontare un nuovo cambiamento: è stato assegnato a una classe di concorso diversa rispetto a quella per cui aveva insegnato, portandolo a trasferirsi in un altro istituto. Il disagio non è solo personale. «Le classi rimaste senza insegnante hanno subito una vera e propria interruzione della didattica, anche per un mese intero, come è successo nella mia», spiega Fabio. Oltre a questo, il concorso Pnrr non è abilitante, il che comporta ulteriori difficoltà per i vincitori. «Dobbiamo frequentare corsi costosi, sia in termini economici che di tempo, per ottenere l’abilitazione entro il 30 giugno. Se non riusciamo, perdiamo il posto e dobbiamo rifare un altro concorso da capo», precisa. E l’incertezza è palpabile. «Non sappiamo ancora quando inizieranno i corsi né dove si terranno. Ogni giorno è un’incognita, siamo una categoria esasperata dallo stress ed è difficile far conciliare tutto questo con un’attività scolastica di qualità per i nostri studenti».

Il sindacato: «Colpa dell’incapacità di gestire i concorsi»

Dal Ministero dell’Istruzione e del Merito rispondono che il subentro dei vincitori è un loro diritto e che i supplenti erano consapevoli della precarietà del loro contratto. Diversa la posizione del sindacato. «L’amministrazione scolastica si è dimostrata incapace di gestire e governare la complessità delle procedure concorsuali, in particolare per quanto riguarda la costituzione delle commissioni esaminatrici e le tempistiche delle prove orali», spiega Manuela Calza della Flc Cgil a Open. «E così il governo, per nascondere le carenze, ha pensato di varare un provvedimento per prorogare i termini delle assunzioni. Questo ha creato un turnover a metà anno, con conseguenze pesanti per studenti e insegnanti», prosegue. Il sindacato denuncia l’aumento delle situazioni di precariato che continua a generarsi: «Il Ministero ha deciso, in tutto questo, di bandire nuovi concorsi nonostante ci fossero già molti idonei dei precedenti concorsi. Questo non farà che produrre nuove sacche di precariato e accrescere l’instabilità del sistema scolastico».

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