La sorpresa di Natale di Marracash: arriva l’album «È finita la pace». L’artista: «Oggi si cerca la formula piuttosto che esprimere sé stessi»
Non un singolo ad anticiparlo, non una campagna social, non un pomposo avviso ai naviganti del web: Marracash torna a sorpresa con È finita la pace, il suo settimo disco da solista che chiude la trilogia cominciata con Persona (2019) – in cui Marracash si fa a pezzi, si viviseziona – e proseguita con Noi, loro, gli altri (2021, Targa Tenco miglior album), in cui l’artista si pone nel mondo, celebra le proprie sensazioni, combatte la guerra. In copertina è rinchiuso in una bolla perché, come spiega in conferenza stampa di presentazione: «È l’epoca delle bolle». Bolle che Marracash, detto «il king», scoppia una ad una, grazie a rime che tagliano, come al solito, come lame, certificando con questo album i nuovi confini tra rap e puro cantautorato, che lui in passato aveva già ampiamente, felicemente, confuso.
I temi
Politica («Governo di fasci che dice frasi preistoriche / Pensano che basti riempire il vuoto con l’ordine»), la violenza verbale che ingabbia la figura femminile in Italia (pensiamo al pezzo Troi*) e anche lo stesso mondo del rap, che lui asfalta senza pietà, con banger mica male («Il rap italiano che non sa più come dire/Che non sa più cosa dire») e una dichiarazione definitiva, illuminante, sulla concezione algoritmica della musica di oggi, concessa ai giornalisti: «Oggi si cerca la formula piuttosto che esprimere se stessi. Rendi la tua vita un prodotto ma con i soldi che fai da quel prodotto non ti compri un’altra vita. È un momento storico in cui la musica è uniformata e poco interessante». Tredici tracce, nessun featuring. Marracash non ha bisogno di trick discografici né di consulenze in quella che è un’opera con la quale, grazie alla quale, il rapper milanese ma di orgogliose origini siciliane in qualche modo si risolve. Un ritorno, come spiega, dopo il terremoto Marrageddon, il festival rap da lui organizzato nel 2023, il primo in Italia, un doppio evento da quasi 150mila spettatori. «Dopo Marrageddon – ha raccontato – è rimasto un silenzio assordante, ho provato a disintossicarmi dai sonniferi. Pensare a delle luci, a un palco, a tutta l’ipocrisia che c’è…non ne potevo più, avevo l’orticaria». Adesso l’artista è davvero pronto a ripartire: oltre all’album ha annunciato, infatti, anche un tour negli stadi italiani.