L’assistente sociale toglie bambina ai nonni e la affida a sua sorella: l’Italia risarcisce i parenti
Un’assistente sociale aveva tolto una bambina molto piccola ai suoi nonni, che già si occupavano del fratello più grande, per affidarla a sua sorella. Così per cinque anni la bambina ha vissuto lontano dai suoi parenti più stretti. Ma grazie alle pressioni dei nonni che si sono appellati alla Cedu, Corte europea dei diritti dell’uomo, la piccola è potuta tornare a casa sua. I giudici non hanno dovuto nemmeno pronunciare la sentenza, come scrive Repubblica, perché «il Governo italiano ha riconosciuto le violazioni contestate». In tutti questi anni nessuno si era accorto della pratica “privata” tra l’assistente sociale e sua sorella. Il risarcimento sarà di 55mila euro.
Il risarcimento
Per la procura di Savona l’affido messo in atto non dovrebbe costituire reato. Sta di fatto che senza l’ostinazione dei nonni la piccola sarebbe rimasta con la madre affidataria. Il governo italiano, come scrivono i giudici della Corte, ha riconosciuto la violazione dell’articolo 8 della Convenzione dei diritti dell’uomo. È un’ammissione di colpa, è come dire che le autorità competenti e che avrebbero dovuto vigilare hanno commesso un errore. Lo Stato quindi risarcirà per danni morali la famiglia. La storia travagliata della bambina inizia con la sua nascita, nel 2016. Il 24 marzo 2016 il Tribunale dei minori di Genova dichiara che la piccola è adottabile. Tutto a causa della presunta incapacità dei genitori di esercitare la potestà genitoriale. Il Comune di Borghetto Santo Spirito viene così incaricato della sua custodia. Che viene gestita attraverso un’assistente sociale con sede a Loano (Savona).
La storia
A questo punto i nonni della bambina chiedono al comune di Borghetto Santo Spirito l’affido, ma vengono respinti. L’assistente sociale sceglie di gestire la bambina attraverso una famiglia affidataria, peccato però che la madre della coppia prescelta era sua sorella. I nonni vengono a sapere della coincidenza solo tre anni più tardi, nel 2019, quando il curatore speciale della minore (una figura nominata dal Tribunale) scopre la correlazione. Allora i nonni denunciano la cosa e tornano a chiederne l’affido. La questione arriva in tribunale.
In primo grado si ritiene la coincidenza assistente sociale-sorella della madre affidataria non rilevante. L’appello dà ragione ai nonni e così la bambina torna con loro. Intanto, la Procura di Savona dove era stata depositata la denuncia decide di chiudere il caso, il gip archivia tutto nonostante le proteste dei nonni. Ora che lo Stato ha riconosciuto la violazione di fronte alla Cedu, sarà la Corte dei conti a stabilire se sussiste il danno erariale e chi ne dovrà rispondere, dato il risarcimento di 55mila euro.