Caso Mangione, il fascino del killer spiegato dal sociologo: «È Davide contro Golia, incarna lo spirito di vendetta»
Ammirato, celebrato, protagonista di meme e fantasie sessuali. Luigi Mangione non è un presunto killer come tutti gli altri. Tra chi lo ha elogiato commentando le sue recensioni su Goodreads – «sei una leggenda» – e chi lo considera un eroe contemporaneo che combatte il male del capitalismo, è chiaro che il sospetto omicida del Ceo di UnitedHealthcare è investito di una luce più positiva che negativa. Nonostante sia stato arrestato con l’accusa di aver sparato e ucciso a sangue freddo Brian Thompson, padre di due figli. A rilevarlo è anche il professore e Presidente dell’Associazione Italiana di Sociologia (Ais) Stefano Tomelleri. «Il caso Mangione è interpretato da una parte dell’opinione pubblica come un’azione estrema e radicale contro le vessazioni del capitalismo, in particolare contro le compagnie assicurative che a molti nordamericani non consentono di curarsi adeguatamente», commenta il sociologo.
«Luigi Mangione incarna il senso di vendetta»
In un certo senso li giovane italoamericano sembra incarnare un desiderio di vendetta condiviso da molti. «Mangione evoca, in chi lo sostiene, l’immagine di un Davide moderno che cerca di combattere un sistema (Golia) considerato ingiusto e oppressivo», prosegue Tomelleri. «Naturalmente – continua il presidente dell’Ais – l’azione che viene imputata a Mangione non può essere giustificata o glorificata in alcun modo, ma appare piuttosto evidente il fatto che ha messo in luce un profondo desiderio di vendetta che molte persone provano nei confronti delle ingiustizie subite. In sostanza, questo caso ha acceso i riflettori su delle problematiche profonde trasformando, per molti, un presunto omicida in un simbolo di protesta sociale».
Le disuguaglianze sociali
«Questo risentimento vendicativo – conclude Tomelleri – è alimentato dalle disuguaglianze percepite da parte di chi ritiene che l’accesso alle cure sia un privilegio riservato a pochi. Nonostante Obamacare abbia cercato di mitigare queste disparità negli Stati Uniti, permangono numerosi problemi, soprattutto per chi soffre di condizioni croniche». Puntualizza il sociologo che quanto accaduto «è fortemente legato alle caratteristiche degli Stati Uniti ma, certamente, il risentimento antisociale è diffuso anche in Europa e in Italia. La differenza più sostanziale è che qui da noi, fortunatamente, abbiamo ancora un sistema di welfare in grado di mitigare le disuguaglianze e questo ci induce, a maggior ragione, a non dover mai dare per scontate le tutele sociali».