Milano smoke free, da gennaio vietato fumare all’aperto: «Il fumo passivo nei dehors moltiplica l’effetto dello smog»
Da gennaio a Milano non si potrà più fumare all’aperto. A meno che non ci si trovi ad almeno 10 metri da ogni altra persona: una condizione non molto frequente in una grande città. Il divieto si somma a quello introdotto nel 2021, che impedisce di fumare nei parchi, alle fermate dei mezzi pubblici e nei pressi degli impianti sportivi. Ora il bando al tabacco si estende a tutte le aree pubbliche – come già avvenuto nel 2024 a Torino, anche se le multe sono state poche – e resta concessa solo la sigaretta in solitaria e a distanza di sicurezza. Per i trasgressori sono previste multe che vanno dai 40 ai 140 euro.
Il 7% del Pm10 a Milano deriva dal fumo
Il provvedimento fa parte del Piano Aria Clima: il programma stilato da Palazzo Marino per dimezzare le emissioni di anidride carbonica entro il 2050. In quest’ambito, la stretta sulle sigarette è tutt’altro che simbolica. Secondo l’inventario delle emissioni nell’aria (Inemar) dell’Arpa Lombardia, il fumo di sigaretta è responsabile del 7% delle emissioni di Pm10 di Milano. La logica della nuova misura è illustrata da Pier Mannuccio Mannucci, ex direttore scientifico del Policlinico ed esperto delle problematiche derivanti dal fumo in un’intervista all’edizione milanese di Repubblica. «Il fumo passivo è nocivo per la salute quanto il fumo attivo. Vietare le sigarette all’aperto è senza dubbio un provvedimento che va nella giusta direzione», spiega l’esperto.
Il fumo dei dehors fa male come un camion a motore acceso
Aggiunge Mannucci: «C’è uno studio molto interessante condotto qualche anno fa dal professore Roberto Boffi, dell’Istituto dei Tumori. Era stata fatta un’analisi dettagliata sugli effetti del fumo passivo in una zona di Brera, prendendo in considerazione alcune vie frequentate da molta gente all’aperto. In situazioni di questo tipo, dove si fuma nei dehors, c’è una grande quantità di locali e passaggio di persone, i ricercatori dimostrarono che l’inquinamento causato dalle sigarette era pressoché identico a quello causato da un camion posto nelle vicinanze». Inoltre: «La sigaretta si somma agli effetti dello smog e li moltiplica. Oltre a problemi cardiovascolari, infarti e ictus, causa i tumori. Nel mondo, secondo le stime, 8-9 milioni di persone l’anno muoiono per gli effetti del fumo. Le iniziative che vietano le sigarette sono molto valide».
Dehors: pubblici o privati?
E un aspetto cruciale che rimane da chiarire è proprio quello dei dehors. Le aree esterne dei locali sono spesso adibite su spazi pubblici come i marciapiedi, ma i gestori sono dei privati. Se verranno considerati ad uso pubblico, anche la sigaretta seduti ai tavolini del bar verrà vietata. Gli esercenti chiedono però di non doversi occupare di far rispettare il divieto. A chiarire questa e altre ambiguità sarà una comunicazione che il Comune di Milano invierà nei prossimi giorni allo scopo di sensibilizzare la cittadinanza circa l’entrata in vigore del nuovo divieto. Secondo Mannucci, è importante che nei dehors, così nelle fermate dell’autobus, non sia concesso fumare. Si tratta, infatti di «quei luoghi di attesa, dove ci si trova inevitabilmente vicini agli altri ed evitare il fumo passivo è praticamente impossibile».
L’appello dei Tabaccai rigettato dal Tar
La misura vede l’opposizione dei Tabaccai che appellandosi al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) sostengono che i Comuni non abbiano la competenza per decidere in materia. «Abbiamo impugnato il regolamento — spiegano in una nota — perché pensiamo che la disciplina del divieto di fumo nei luoghi pubblici, così come è avvenuto per quelli aperti al pubblico con la legge Sirchia che è una legge dello Stato, debba essere frutto di una valutazione ponderata che tenga conto dei bisogni sottesi e dell’effetto concreto delle misure adottate, ancor meglio se la materia sia lasciata alla valutazione del legislatore nazionale». Sostengono i Tabaccai nel ricorso che il Tar ha respinto: «La condizione che non vi siano altre persone nel raggio di dieci metri, ad esempio, ci sembra un’ipotesi mal congeniata sotto ogni profilo».