Scuola, prof di sostegno vince il concorso e ha 5 giorni per il trasferimento a Domodossola. La classe in lacrime: «L’addio? Un trauma per tutti»
«Quando l’hanno saputo ci siamo messi tutti a piangere». La storia di Roberta Z., intervistata dal Corriere, è simile a quella di molti altri docenti che sono risultati vincitori del concorso scuola Pnrr 2023. In queste settimane, a ridosso delle vacanze di Natale, sono in centinaia i professori e le professoresse a dover lasciare le scuole dove insegnavano per raggiungere la sede assegnata. Una realtà che sta creando molti disagi agli istituti che ora devono trovare dei sostituti. Ma sono gli alunni i soggetti più fragili: «Abbandonare la propria scuola a metà del percorso è pesante per noi insegnanti, ma soprattutto per gli studenti».
La storia di Roberta Z.
Fino a qualche giorno fa era docente di sostegno alle medie dell’Istituto comprensivo Gabelli di Torino, diretto da Luca Bollero. Roberta Z. ha 42 anni: «Come docente di sostegno, stavo seguendo un ragazzo da tre anni. Una terza media, 18 ore alla settimana. Per tutta la classe ero un punto di riferimento, soprattutto in una realtà come la nostra dove ogni alunno ha bisogno per un motivo o per l’altro di un supporto». Da tre anni infatti insegna al Gabelli, che si trova nel quartiere Barriera di Milano (Torino). Una zona dove ci sono «tanti ragazzini fragili, e in un’età in cui questi cambiamenti stravolgono». E infatti, appresa la notizia, «i miei alunni hanno chiesto al preside di farmi restare e una volta capito che non dipendeva da lui, hanno detto di voler scrivere al ministro».
Il trasferimento
Il trasferimento repentino era già previsto dal decreto che deve rispettare le tappe obbligate dell’impegno preso dall’Italia con l’Europa: assumere 70 mila nuovi docenti entro il 2026. «È successo quanto ampiamente previsto: il decreto prevede che, una volta ricevuta l’assegnazione della sede, bisogna lasciare la propria cattedra entro cinque giorni», spiega Roberta Z. Che però sottolinea le criticità di tale provvedimento: «Ma così si lascia una classe scoperta a quasi metà anno e i colleghi che erano sui posti “accantonati” per i vincitori adesso si trovano senza lavoro e verranno sostituiti da altri precari chiamati da graduatoria con punteggi più bassi dei loro. Sta succedendo dappertutto».
Il “tradimento”
«Questo sistema per i ragazzi è complicato da capire, un alunno mi ha anche detto: “Ma prof, questo è un tradimento”. È una parola che ferisce, dimostra che loro sono ancora troppo piccoli per capire il mondo del lavoro e il meccanismo delle assunzioni», racconta la docente amareggiata.
La sistemazione
Tempi così rapidi limitano l’offerta abitativa per i docenti che hanno dovuto aspettare fino all’ultimo la loro nuova sede. Roberta Z. il 16 dicembre prenderà servizio a Domodossola: «Ho risolto prendendo un albergo a 400 euro per cinque giorni. Poi per fortuna c’è il Natale e quindi spero poi di trovare una sistemazione grazie al passaparola, parlando con qualcuno del posto. Cinque giorni sono pochi per abituare i ragazzi al distacco, spiegare che non mi avranno più come riferimento. Il problema è anche la velocità con cui ti obbligano a trasferirti: cinque giorni per trovare una casa, un nuovo alloggio, abbandonare i tuoi affetti». Per poter chiedere un trasferimento dovrà aspettare tre anni, magari «a Torino, dove ho un compagno che è la mia famiglia. Non avendo figli, per la legge lui da solo non è abbastanza».