Israele chiude l’ambasciata a Dublino dopo le accuse irlandesi di genocidio a Gaza. Il premier Harris: «Sosteniamo i diritti umani»
Israele ha annunciato la chiusura della sua ambasciata in Irlanda, incolpando il governo di Dublino di portare avanti «estreme politiche anti-israeliane». Il caso segue la decisione dell’Irlanda di riconoscere formalmente lo Stato palestinese e di sostenere la Corte penale internazionale sul tema del mandato d’arresto per crimini di guerra nei confronti del primo ministro Benjamin Netanyahu. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha affermato: «L’Irlanda ha superato ogni linea rossa nelle sue relazioni con Israele, adottando azioni e retoriche antisemite che demonizzano lo Stato ebraico».
Il premier irlandese: «Non siamo antisemiti, ma vogliamo la pace»
Dublino non ha invece richiamato il proprio rappresentante a Tel Aviv, ma ha replicato allo Stato ebraico tramite il proprio primo ministro Simon Harris, che ha definito la chiusura dell’ambasciata israeliana «profondamente deplorevole». Harris, attraverso un messaggio su X (ex Twitter), ha dichiarato: «Respingo categoricamente l’accusa che l’Irlanda sia anti-israeliana. Il nostro Paese sostiene la pace, i diritti umani e il rispetto del diritto internazionale».
December 15, 2024
L’Irlanda e l’accusa di genocidio a Israele
L’israeliano Saar ha alzato la tensione tra i due Paesi definendo le scelte di Dublino una «demonizzazione» dello Stato ebraico. Non che il clima fosse disteso tra Tel Aviv e Dublino: a maggio, Israele richiamò il proprio ambasciatore dopo che l’Irlanda era diventata uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea a riconoscere lo Stato palestinese, assieme a Spagna e Norvegia. La situazione si è ulteriormente aggravata la scorsa settimana, dopo che il governo irlandese ha deciso di unirsi al Sudafrica nel sostenere il caso, presso la Corte penale internazionale, in cui si accusa Israele di genocidio a Gaza.