La Silicon Valley alla corte di Trump: Zuckerberg, Altman e Bezos donano un milione al tycoon
Non ai livelli di Elon Musk, ma i grandi della Silicon Valley sono ormai pronti a collaborare con Donald Trump. Il Ceo di Meta Mark Zuckerberg, quello di OpeAI Sam Altman e il fondatore di Amazon Jeff Bezos si sono avvicinati al futuro inquilino della Casa Bianca, partendo da posizioni molto distanti da quelle del tycoon, con l’obiettivo apparente di garantirsi una liscia prosecuzione degli affari. I tre hanno tutti donato un milione di dollari al fondo di insediamento di Trump e hanno avviato colloqui in vista dei prossimi quattro anni.
Mark Zuckerberg salta sul carro del vincitore
Mark Zuckerberg è stato in passato un sostenitore delle politiche del Partito Democratico. Ma nel tempo si è reso conto che per continuare a fare business è meglio non esporsi. E l’ultimo anno ne è l’emblema. Trump l’aveva minacciato: «Se con le tue piattaforme favorisci Kamala Harris, passerai il resto dei tuoi giorni in galera». Nel corso dell’anno, i contenuti considerati politici sono quasi spariti da Instagram e Facebook. Dopo l’elezione è arrivata la mossa esplicita: Zuckerberg è andato a Mar-a-Lago, ha parlato con Trump, e ha donato un milione di dollari per la cerimonia inaugurale della sua seconda presidenza.
Sam Altman e Trump «guida» negli anni dell’AI
Parabola simile quella Sam Altman. Appena otto anni fa il Ceo di OpenAI, casa madre di ChatGPT sosteneva: «I programmi di Trump sono un’inaccettabile minaccia per l’America». Nel 2024 le cose sono cambiate. Il 13 dicembre, giorno successivo all’annuncio di Zuckerberg, è arrivato anche quello di Altman, nonostante gli screzi con l’ex compagno di business Elon Musk. La cifra è la stessa così come la destinazione: un milione di dollari per al l’insediamento del tycoon. «Il presidente Trump guiderà il nostro Paese nell’era dell’intelligenza artificiale e sono intenzionato a sostenere i suoi sforzi per garantire che l’America rimanga all’avanguardia», ha dichiarato Altman contestualmente alla donazione.
Jeff Bezos: «Se posso aiutare lo faccio volentieri»
Ultimo tra i tre è stato Jeff Bezos. Il fondatore di Amazon si è allineato a quanto fatto da Zuckerberg ed Altman e donerà un milione al fondo d’insediamento. Anche lui in passato ha avuto i suoi litigi con Trump. Nel 2019, Bezos aveva denunciato il governo americano perché un appalto miliardario del Pentagono per la fornitura di servizi cloud era passato da Amazon a Microsoft. Ma ora sembrano acqua passata. A dare un primo segnale era stato il mancato endorsement del Washington Post a Kamala Harris. Il quotidiano di proprietà di Bezos aveva inaspettatamente scelto la neutralità nell’avvicinamento alle elezioni. «Se posso essere d’aiuto, lo farò volentieri», è l’ultima posizione di Bezos nei confronti di Trump. Anche lui sarà a presto a Mar-a-Lago.
Sundar Pichai, Google, Trump e i problemi legali
Nel corso della prossima settimana è atteso in Florida anche Sundar Pichai, il Ceo di Alphabet – società madre di Google – che per ora non ha annunciato donazioni, ma che era stato accusato da Trump di nascondere i risultati positivi sul suo conto dal motore di ricerca. Sullo sfondo c’è il processo nel quale Google è attualmente accusata di aver costruito un monopolio che potrebbe essere smembrato. Chissà che con l’appoggio di Trump un’eventuale sentenza definitiva non possa essere più lieve.
Bill Gates resta liberal: «Ma con Trump per un futuro migliore»
Rimane invece fermo sulle sue posizioni Bill Gates. Il fondatore di Microsoft è da tempo un sostenitore del Partito Democratico. Anche nelle elezioni del 2024 il miliardario ha fatto la sua parte, donando 50 milioni alla campagna presidenziale di Kamala Harris con l’intenzione di «costruire un futuro luminoso per tutti». Le cose non sono andate come sperava. Così, il giorno dopo il voto, Bill ha mandato un messaggio distensivo: «Congratulazioni al presidente Trump e al vice Vance. L’America dà il massimo quando usiamo l’ingenuità e l’innovazione per migliorare la vita dei cittadini statunitensi e di tutto il mondo. Spero di poter lavorare assieme per costruire un futuro migliore».