Unione Europea, Draghi: «Serve cambiamento nella struttura dei mercati, solo dopo va emesso nuovo debito comune»
«Se l’Unione europea emettesse debito congiuntamente, potrebbe creare uno spazio fiscale aggiuntivo da utilizzare per limitare i periodi di crescita inferiore al potenziale. Ma non possiamo iniziare a percorrere questa strada se non sono già in atto i cambiamenti nella struttura dei mercati che potrebbero aumentare i tassi di crescita potenziale nel medio termine». Mario Draghi torna a chiedere all’Unione Europea di avanzare sul «mercato unico europeo e il mercato dei capitali», riforme «che sono fondamentali» e che possano sbloccare, assieme al periodo di aggiustamento del patto di stabilità, gli investimenti su transizione, difesa e digitale. Solo successivamente si potrà andare avanti con il debito comune.
Nel suo discorso a Parigi al Cepr (Centre for Economic Policy Research, ndr), l’ex premier e presidente della Bce torna a sottolineare alcuni dei punti del suo rapporto sulla competitività. Proposte che la nuova commissione Von der Leyen ha promesso di attuare nel suo mandato, perlomeno nei suoi pilastri principali. Senza il debito comune – stando alle parole di Draghi – gli Stati dovrebbero modificare la loro spesa aumentando gli investimenti e «migliorare la coordinazione tra loro». E qui suggerisce una strada: «Sfruttare lo spazio fiscale all’interno delle nuove regole fiscali dell’Ue creerebbe un ampio margine per aumentare gli investimenti. La Bce stima che, se tutti i paesi utilizzassero appieno il periodo di aggiustamento di sette anni, sarebbero disponibili 700 miliardi di euro aggiuntivi per gli investimenti – una quota significativa del fabbisogno di investimenti pubblici richiesto».
«Senza riforme tra 25 anni Pil Ue uguale a oggi»
Draghi ricorda inoltre che il modello export-salari bassi non è più sostenibile e esorta a togliere l’Unione dalle secche per evitare che, fra ritardi e demografia negativa, si ritrovi fra 25 anni con lo stesso Pil di ora ma con spese gonfiate. «Se l’Ue continuerà a registrare il tasso medio di crescita della produttività del lavoro dal 2015, dato l’invecchiamento della nostra società, tra 25 anni l’economia avrà le stesse dimensioni di oggi: ciò significa un futuro di entrate fiscali stagnanti e di avanzi di bilancio per evitare che il rapporto debito/Pil aumenti», ha spiegato ancora Draghi a Parigi al simposio annuale del Cepr. «Eppure ci troviamo di fronte a impegni di spesa che non si ridurranno con il Pil: le passività pensionistiche non finanziate nei Paesi dell’Ue vanno dal 150% al 500% del Pil, i 750-800 miliardi di euro all’anno che la Commissione e la Bce stimano saranno necessari per investire nell’energia, nella difesa, nella digitalizzazione e nella R&S, e che non includono nemmeno obiettivi importanti come l’adattamento al clima e la protezione dell’ambiente: sono tutti investimenti che determineranno se l’Europa rimarrà inclusiva, sicura, indipendente e sostenibile», precisa.
«L’Ue si confronta con nuova strategia commerciale Usa»
Per Draghi «il rallentamento» dell’economia cinese dove le aziende locali sono inoltre più competitive «ha aumentato la dipendenza» dell’Europa «dal mercato statunitense. Ma la nuova amministrazione statunitense sembra poco disposta a fungere da acquirente di ultima istanza per noi. Dovremo confrontarci con una strategia deliberata degli Stati Uniti per riequilibrare la domanda globale e ridurre i surplus commerciali dei suoi principali partner», afferma. Da qui la necessità che l’Unione insista sul mercato unico europeo e quello dei capitali, ancora al palo, per reperire quelle risorse necessarie, calcolate dalla Bce e la Ue in 800 miliardi di euro ad affrontare le transizioni e la difesa con la collaborazione pubblico/privata.
«L’Europa lotti per conservare suoi valori»
«Tutti desideriamo la società che l’Europa ci ha promesso – continua Draghi -, una società in cui possiamo mantenere i nostri valori indipendentemente da come cambia il mondo intorno a noi. Ma non abbiamo alcun diritto immutabile affinché la nostra società rimanga sempre come vorremmo. Dovremo lottare per conservarla». Per l’ex presidente del Consiglio «sarebbe rassicurante credere che questi problemi non siano così gravi come sembrano e che, essendo un continente ricco, l’Europa possa entrare in una fase di declino gestito e confortevole. Ma in realtà non c’è nulla di confortevole».