Sono scese le bollette della luce e il rettore dell’Università di Genova chiede di usare quei risparmi per quadruplicarsi lo stipendio
A fine 2024, il Ministero dell’Università e della Ricerca deve ancora pronunciarsi su numerose richieste di aumento di stipendio da parte dei rettori italiani. Sul tavolo della ministra Anna Maria Bernini ci sono i fascicoli di una trentina di atenei ancora pendenti. Tra questi, uno spicca per due motivi: l’entità dell’aumento richiesto e la giustificazione alla base. Si tratta della proposta del rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino, che ha chiesto di quadruplicarsi lo stipendio, giustificandolo con i risparmi sulle bollette energetiche dell’ateneo.
Quadruplicare lo stipendio: da 44mila a 160mila euro
La richiesta era stata formulata nel 2023 e si basava su un bilancio preventivo del 2024. Fonti del ministero dell’Università e della Ricerca, riferiscono che la proposta del rettore prevede un aumento che porterebbe il compenso del rettore «da 44.409 euro annui a 160.567 euro». Un incremento di 116.157 euro, che quadruplicano lo stipendio. E la motivazione riportata nel verbale del Collegio dei Revisori dei Conti è la riduzione costante dei costi per l’energia elettrica e le utenze registrata dall’ateneo a partire dal 2022, che secondo la proposta sarebbe sufficiente a coprire il maggiore costo dei nuovi compensi. Non sarebbe solo il rettore a trarre vantaggio da questa revisione salariale. La proposta include, infatti, aumenti anche per il prorettore, i membri del Consiglio di amministrazione e del Collegio dei Revisori. Nel complesso, il costo annuo per l’università passerebbe da 159.954 euro a 406.672 euro, con un incremento di oltre 246mila euro.
Un fenomeno diffuso, ma Genova è il più alto
La richiesta dell’Università di Genova non è isolata, ma si inserisce in un fenomeno più ampio. A oggi, 30 richieste di aumento sono in attesa di approvazione presso il Ministero dell’Università e della Ricerca. Richieste perfettamente legittime e rese possibili da una norma introdotta nel 2022 dal governo Draghi, che regolamentava i compensi dei vertici degli enti pubblici, inclusi quelli universitari. Tra i rettori più determinati a sfruttare questa opportunità c’è stato, ad esempio, Stefano Bronzini, dell’Università di Bari, che a maggio 2024 ha chiesto un aumento del 128%, che porterebbe il compenso annuno da 71mila a 160mila euro. Anche la richiesta genovese si distingue per l’entità dell’aumento, ma si aggiunge la motivazione basata sui risparmi energetici. Per ora, la proposta ligure – così come tutte le altre 29 – resta bloccata in attesa del giudizio dei ministeri competenti, che devono valutare la sostenibilità economica delle richieste.