Bashar al-Assad, la fuga e il ritorno su Telegram: «Evacuato dai russi, ora la Siria è in mano ai terroristi»
«La mia partenza dalla Siria non era pianificata e non è avvenuta durante le ultime ore della battaglia, come alcuni hanno sostenuto. Al contrario, sono rimasto a Damasco, svolgendo i miei compiti fino alle prime ore di domenica 8 dicembre 2024». Bashar al-Assad rompe il silenzio con una dichiarazione su Telegram riguardo agli ultimi giorni del suo regime in Siria. Le forze armate governative si sono ritirate e il presidente, dal 2000 alla guida del Paese che negli ultimi 13 anni è stato devastato dalla guerra civile, è fuggito in Russia. «Mentre le forze terroristiche si infiltravano a Damasco, mi sono trasferito a Latakia in coordinamento con i nostri alleati russi per supervisionare le operazioni di combattimento», spiega Assad. A Latakia vi è una delle basi militari russe in territorio siriano, quella di Hmeimim, «al nostro arrivo quella mattina, è apparso chiaro che le nostre forze si erano completamente ritirate da tutte le linee di battaglia e che le ultime posizioni dell’esercito erano cadute». Quindi è stato costretto a lasciare la base: «Mentre la situazione sul campo continuava a deteriorarsi, la stessa base militare russa è stata sottoposta a un attacco intensivo da parte dei droni. Non avendo alcuna possibilità di lasciare la base, Mosca ha chiesto al comando della base di organizzare un’evacuazione immediata verso la Russia la sera di domenica 8 dicembre».
Bashar al-Assad: «Mai pensato di dimettermi»
«In nessun momento di questi eventi ho preso in considerazione l’idea di dimettermi o di cercare rifugio, né tale proposta è stata avanzata da alcun individuo o partito», continua il comunicato, «L’unica linea d’azione era continuare a combattere contro l’assalto dei terroristi». E conclude: «Quando lo Stato cade nelle mani del terrorismo e la capacità di dare un contributo significativo viene meno, qualsiasi posizione diventa priva di scopo, rendendo la sua occupazione priva di significato. Questo non diminuisce in alcun modo il mio profondo senso di appartenenza alla Siria e al suo popolo – un legame che non viene scalfito da nessuna posizione o circostanza. È un’appartenenza piena di speranza che la Siria torni a essere libera e indipendente».
Foto di copertina: TWITTER/SYRIAN PRESIDENCY