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L’Ue tende la mano alla nuova Siria di Al-Jolani: «Ma prima cacci i russi». Meloni: «Ora pace in Medio Oriente» – Il video

16 Dicembre 2024 - 18:48 Simone Disegni
La nuova Alta rappresentante Kaja Kallas annuncia l'invio di diplomatici a Damasco per parlare coi nuovi governanti: «Ma rispetti donne e minoranze»

L’Unione europea si prepara ad allacciare rapporti diplomatici con la nuova Siria guidata dall’Hayat Tahrir al-Sham di Abu Mohammed al-Jolani, la milizia che ha spodestato nelle scorse settimane il regime decennale degli Assad. A confermarlo è stata oggi la nuova Alta rappresentante Ue per la politica estera Kaja Kallas. Arrivando al suo primo vertice coi ministri degli Esteri dei 27, l’ex premier estone ha detto di aver dato istruzione ai vertici del servizio diplomatico Ue di «di andare in Siria e prendere contatto con la nuova leadership». Un’importante e non scontata apertura di credito, considerato che l’Hts è a tutt’oggi etichettata dai Paesi occidentali, ma anche da Turchia e Onu, come organizzazione terroristica, vista la sua filiazione originaria da Al-Qaeda, i legami storici con l’Isis e con l’ideologia jihadista. D’altra parte però gli stessi Usa hanno lanciato simili segnali di apertura, e dietro le quinte hanno con ogni probabilità già avviato forme di dialogo coi nuovi governanti di Damasco. Un sentiero stretto, e ancora estremamente incerto. Gli occidentali sembrano indirizzati infatti a vincolare il dialogo, un domani forse anche il sostegno, al nuovo regime al rispetto che s’impegnerà a garantire a una serie di condizioni: la tutela delle minoranze sul piano interno, una cesura col passato sul piano esterno.

Obiettivo n° 1: cacciare la Russia

Kallas, nota per essere una tenace sostenitrice della causa ucraina e della linea dura contro la Russia di Putin, ha indicato più chiaramente questi criteri al termine del Consiglio Esteri di oggi a Bruxelles: «La Russia e l’Iran non dovrebbero avere un ruolo nel futuro della Siria». Questa la condizione geopolitica che l’Ue “richiede” ad Al-Jolani per avviare un nuovo percorso nelle relazioni con Damasco, a partire dalla rimozione delle sanzioni che gravavano sul precedente regime. Primo test chiave per verificare se i nuovi governanti intendano andare in questa direzione: la revoca dei permessi alle basi militari russe nel Paese. Altrimenti detto: la cacciata delle forze di Putin che per decenni, e negli ultimi anni in modo più sfacciato, hanno agito da protettori e plenipotenziari in Siria. La posizione è stata presentata dall’Olanda, ha detto Kallas, e «diversi ministri» l’hanno sostenuta. Nei giorni scorsi sono in realtà già circolate immagini di mezzi militari russi diretti verso le basi di Tartus e Latakia in vista di un abbandono del Paese. Ma non è un segreto che Mosca stessa stia trattando con i nuovi governanti dell’Hts per poter mantenere i due presìdi portuali, snodi strategici negli ultimi anni per le operazioni russe nel Mediterraneo. «La questione solleva preoccupazione perché Mosca usa la Siria per condurre le operazioni in Africa e noi solleveremo il tema con la nuova leadership siriana», ha detto chiaramente Kallas, che sabato ha partecipato a un vertice ad hoc in Giordania coi Paesi arabi della regione (e il segretario di Stato Usa Antony Blinken), che condividono lo stesso obiettivo, «perché è anche di loro interesse, non vogliono avere influenze russe nell’area e su questo possiamo cooperare». Basi, quelle di Tartus e Latakia, che sono d’altronde state pesantemente attaccate la scorsa notte dall’aviazione israeliana, che da quando è caduto Assad prende di mira quotidianamente obiettivi militari nel Paese.

Le condizioni per il dialogo e le parole di Giorgia Meloni

In attesa di verificare le evoluzioni sul terreno, comunque, i 27 hanno concordato di mantenere il livello rapporti a un rango diplomatico «basso», ossia di incaricato d’affari, che tornerà comunque dopo anni a essere presente a Damasco. «Poi vedremo, giudicheremo l’Hts non dalle parole ma dai fatti nei prossimi mesi, con i criteri concordati tra di noi e con i partner dell’area, ovvero l’inclusività, il rispetto per le minoranze e i diritti delle donne», ha concluso Kallas. A confermare la linea europea di prudente apertura alla nuova Siria nel tardo pomeriggio sono arrivate anche le parole di Giorgia Meloni. «Il Medio Oriente merita una prospettiva nuova di uscita da questa crisi permanente. La tregua in Libano e la caduta del regime di Assad in Siria sono opportunità su cui dobbiamo lavorare insieme ai nostri partner per raggiungere una pace giusta e sostenibile in tutta la regione», ha detto la premier in un messaggio agli Stati Generali della Diplomazia in corso a Roma.

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