Manovra, il governo cambia idea (di nuovo) sulla norma «anti-Renzi»
L’ultimo rinvio è arrivato nel tardo pomeriggio di martedì 7 dicembre. La conferenza dei capigruppo che ipotizzerà un calendario per la discussione alla Camera della legge di bilancio dovrebbe tenersi mercoledì mattina. Lo slittamento è dovuto agli emendamenti riformulati dai relatori in Commissione bilancio. Un passaggio criticato dalle opposizioni che contestano il metodo adottato dalla maggioranza. «Ci apprestiamo all’approvazione per parti separate di un maxiemendamento, con un solo voto su materie assolutamente eterogenee e lontanissime tra di loro», ha detto la deputata del Pd Cecilia Guerra, «ciascuno di noi è obbligato ad esprimersi con un solo voto. Una prassi che non si deve ripetere non può costituire un precedente». L’approvazione definitiva della manovra è prevista comunque entro la fine dell’anno, per evitare l’esercizio provvisorio. In serata la commissione bilancio della Camera ha concluso l’esame degli emendamenti alla legge di bilancio 2025 e conferito il mandato ai relatori D’Attis, Romano, Lucaselli e Comaroli a riferire in Aula. Secondo fonti parlamentari citate dall’Ansa, una volta votata dalla Camera la legge di bilancio passerà all’esame della commissione del Senato il 23 dicembre. Il testo dovrebbe quindi essere discusso a palazzo Madama già dal 27 dicembre e approvato il giorno successivo.
La norma «anti-Renzi»
La commissione Bilancio della Camera ha dato il via libera alla cosiddetta norma anti-Renzi, in riferimento alle consulenze dell’ex premier in Arabia Saudita. L’emendamento prevede che anche i membri del governo, oltre ai presidenti di Regione e delle Province autonome di Trento e Bolzano e i parlamentari – eccetto quelli eletti all’estero – non potranno accettare durante il mandato compensi erogati direttamente o indirettamente da soggetti pubblici o privati, con sede legale e operativa fuori dall’Ue o dello spazio economico europeo. La misura così pensata era stata cambiata: dal divieto venivano esclusi proprio i membri dell’esecutivo. Nella nuova formulazione invece si applica anche a loro il limite: viene introdotto un vincolo di un’autorizzazione e fissato un tetto ai compensi di 100mila euro.
Lo stipendio dei ministri non eletti e il rimborso spese
Un altro emendamento aveva fatto molto discutere e costretto il governo a un dietrofront, seppur con malumore. La commissione Bilancio ha approvato il testo che conferma la non equiparazione dei compensi dei ministri non parlamentari a quelli dei colleghi eletti, e specifica che i rimborsi delle spese di trasferta per ministri e sottosegretari non eletti e non residenti a Roma riguardano il tragitto «da e per il domicilio o la residenza» nell’espletamento delle proprie funzioni. Su queste spese viene confermata l’istituzione presso la Presidenza del consiglio dei ministri un Fondo con una dotazione di 500 mila euro annui dal 2025. Le risorse sono destinate alle Amministrazioni interessate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia.