Meloni parla alla Camera ma i leghisti non ci sono. Scoppia il caso, poi il richiamo via messaggio: «Tutti in aula» – Il video
Erano praticamente vuoti i banchi della Lega mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dava le comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Europeo di domani in cui i leader dei 27 Paesi si riuniranno mentre prende il via la nuova Commissione di Ursula von der Leyen. Nel corso dell’intervento, Meloni ha parlato della nomina a commissario europeo di Raffaele Fitto, di Siria, e della linea su migranti e Paesi sicuri che vuole portare in Europa, oltre all’idea di creare una divisione Nato nel Vecchio Continente. Ma a tenere banco è la questione dei leghisti: tre deputati della Lega su 65 erano quelli presenti in aula.
I deputati leghisti assenti al discorso di Meloni
«Perché non c’erano i miei colleghi? Perché non gliene frega un c…!», ha detto l’onorevole Stefano Candiani prima di spiegare che la sua era una battuta e aggiungere: «Il calendario parlamentare è un casino». Candiani ha anche specificato che i treni sono spesso in ritardo in questi giorni, mostrando un messaggio della deputata Simona Bordonari, la quale appunto scriveva che sarebbe arrivata dopo per via dei problemi sui binari. Mentre a Montecitorio non si parlava d’altro, dalla Lega è arrivato il richiamo ai suoi deputati: «Tra circa venti minuti ci sarà la replica della premier. Essere tutti in aula», recitava il messaggio citata dall’AdnKronos.
Bonelli ironizza: «L’Italia piena di chiodi». Meloni risponde: «Anche io e Gualtieri in ritardo»
La frase ha suscitato l’ironia del deputato di Avs Angelo Bonelli: «Oggi l’Italia è piena di chiodi», ha detto ricordando il caos ferroviario che il ministro dei Trasporti e segretario della Lega Matteo Salvini qualche settimana fa aveva imputato a un chiodo piantato male. A Bonelli ha risposto la premier: «Bonelli dice che i colleghi della Lega sono arrivati in ritardo per colpa dei treni e quindi del ministro Salvini. Sono arrivata in ritardo anche io e vengo in macchina, e il sindaco di Roma che non è della Lega».
L’Italia pronta a parlare con la nuova Siria di Al-Jolani
«L’Italia è pronta a interloquire con la nuova leadership siriana». Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso delle comunicazioni di oggi alla Camera dei deputati in vista del Consiglio europeo di giovedì. «La caduta del regime di Assad è una buona notizia, giustamente celebrata dalla popolazione siriana dopo oltre un decennio di guerra civile. Le forze ribelli che si sono affermate sono eterogenee, hanno una diversa estrazione e interessi potenzialmente contrastanti. C’è ovviamente preoccupazione per il futuro della nazione. L’Italia, l’unica tra le nazioni del G7 ad avere un’ambasciata aperta a Damasco, è pronta a interloquire con la nuova leadership siriana, ovviamente in un contesto di valutazioni e azioni condiviso con i partner europei e internazionali», ha detto Meloni.
La mano tesa dall’Ue alla nuova Siria
La presidente del Consiglio sposa così la nuova linea europea nei confronti del Paese liberato dopo decenni dalla tirannia di Assad, fuggito in Russia appena prima della presa di Damasco da parte delle milizie islamiste. Proprio ieri a ufficializzare l’apertura di credito verso Al-Jolani era stata infatti la nuova Alta rappresentante europea per la politica estera Kaja Kallas, che aveva annunciato l’invio di diplomatici Ue a Damasco per prendere contatto con la nuova leadership. «La Russia e l’Iran non devono avere posto nella nuova Siria», ha messo in guardia però l’ex premier estone, aggiungendo che i criteri per allacciare nuove relazioni col governo ispirato dall’Hay’at Tahrir al-Sham includono anche «l’inclusività, il rispetto per le minoranze e i diritti delle donne».
Rimpatri e Paesi sicuri: la svolta «improcrastinabile» sui migranti
Collegata al cambio di potere in Siria è la questione migratoria: diversi Paesi, tra cui la Germania, stanno valutando se tornare a classificare la Siria come Paese sicuro così da poter rimpatriare i rifugiati siriani, o per lo meno incoraggiare tale dinamica. Per l’Italia, la questione però è ben più ampia e ha a che fare con una completa revisione del sistema europeo di lotta all’immigrazione illegale. «Consideriamo improcrastinabile una revisione della direttiva sui rimpatri e del concetto di Paese sicuro, così come consideriamo importante anticipare il più possibile quanto previsto dal nuovo Patto di migrazione e asilo – ha detto in Aula Meloni -, anche al fine di fare definitiva chiarezza su un argomento che è stato oggetto di recenti provvedimenti giudiziari dal sapore ideologico, che se fossero confermati nella loro filosofia di fondo dalla Corte di giustizia Ue rischierebbero di compromettere almeno fino all’entrata in vigore delle nuove regole Ue, nel 2026, le politiche di rimpatrio di tutti gli Stati membri: una prospettiva preoccupante e inaccettabile che occorre prevenire con determinazione». La premier ha poi ribadito il sostegno incrollabile al sistema di esternalizzazione dei rimpatri con i Cpr in Albania, lodato a più riprese da molto altri governi europei: «Ribadisco che intendiamo andare avanti nell’attuazione del Protocollo, nel pieno rispetto legge italiane e delle norme europee».
Il peso di Fitto nella nuova Commissione
Il ruolo centrale che l’Italia gioca nella “nuova” Ue, d’altra parte, è testimoniato secondo la premier anche dalle funzioni che Raffaele Fitto ha da questo mese assunto nella Commissione Ue, la vicepresidenza esecutiva con delega a Riforme, Coesione e Pnrr. «Credo che tutti in quest’Aula possiamo riconoscere come il ruolo assegnato all’Italia nella nuova Commissione sia adeguato al peso della nostra nazione in Europa. È un risultato che conferma la centralità dell’Italia nel nuovo contesto europeo e, dal mio punto di vista, anche la capacità del nostro Governo di far valere le ragioni dell’Italia», ha rivendicato Meloni. Che ha tenuto a rimarcare come quella vicepresidenza esecutiva «non è solo un titolo onorifico ma uno strumento concreto che consentirà di supervisionare e coordinare settori strategici come agricoltura, pesca, economia del mare, housing sociale: la sensibilità italiana può contribuire ad un approccio pragmatico superando quello ideologico e dogmatico» che avrebbe dominato secondo la leader italiana negli ultimi anni in Ue.
Il posto dell’Ue nella Nato
Meloni ha anche dichiarato di voler farsi avanti tra i 27 per istituire «un pilastro Ue della Nato». «Un’Europa che abbia la pretesa di essere più forte e autonoma non può prescindere dal comune impegno per rafforzare la sua difesa costruendo finalmente un pilastro Ue della Nato – ha dichiarato la premier – da affiancare a quello americano con pari peso e pari dignità». Il nostro impegno nei confronti dell’Alleanza atlantica rimane la pietra angolare della nostra sicurezza ma certamente l’Europa deve puntare ad avere un ruolo maggiore al suo interno». L’Europa deve essere consapevole del suo ruolo nella storia, ha aggiunto in conclusione la presidente del Consiglio.