In Evidenza Governo MeloniRussiaSiria
ESTERICurdiMedio OrienteRecep Tayyip ErdoğanSiriaTurchiaUSA

Siria, la Turchia prepara l’assalto a Kobane. L’appello dei curdi all’America: «Fermate Erdoğan»

17 Dicembre 2024 - 13:16 Alessandra Mancini
Manovre militari in corso per un'incursione nel Rojava dopo il rovesciamento del regime di Assad: «Se entrano sarà una catastrofe»

La Turchia di Recep Tayyip Erdoğan e le milizie alleate si starebbero preparando a un’incursione su larga scala nel territorio controllato dai curdi-siriani. Lo scrive il Wall Street Journal, che cita funzionari Usa, Paese che sostiene (con intensità variabile) quel popolo. Ankara avrebbe infatti rafforzato la sua presenza militare lungo il confine. Le forze mobilitate includono miliziani e soldati turchi in uniforme, nonché una grande quantità di sistemi di artiglieria concentrati vicino a Kobane, città situata al confine con la Turchia che i curdi difesero nel 2015 dall’Isis e che divenne parte dell’Amministrazione autonoma della Siria del nord-est (Rojava) nel contesto della guerra civile siriana. Stando al quotidiano statunitense, le manovre di Ankara somigliano a quelle che precedettero l’invasione della Siria nordorientale nel 2019 quando Erdoğan ricavò una “zona cuscinetto” che oggi controlla all’interno del Paese.

La Siria dopo la caduta di Assad (Mappa Ispi)

La lettera a Donald Trump

Un funzionario dell’amministrazione civile dei curdi-siriani, Ilham Ahmed, ha avvertito il neo-eletto presidente Donald Trump dell’imminente operazione militare turca. E lo ha esortato, si legge nella lettera inviata all’amministrazione repubblicana e visionata dal Wsj, a fare pressione su Erdoğan affinché non invii truppe oltre il confine. «L’obiettivo della Turchia è stabilire un controllo de facto sui nostri territori – scrive il funzionario – per poi interagire con le forze ribelli come i nuovi governanti. Se la Turchia procederà con l’invasione, le conseguenze saranno catastrofiche». Dall’inizio dell’offensiva dei gruppi armati, che si è conclusa con la caduta del regime di Bashar al-Assad, la Turchia ha intensificato una campagna di bombardamenti contro le postazioni dei curdi-siriani vicine al confine. Il presidente turco ha utilizzato l’Esercito nazionale siriano (SNA), milizia sotto il suo controllo, per attaccare i territori del nord-est del Paese e conquistare città come Tell Rifat e Manbij (parte dell’Amministrazione autonoma democratica della Siria del nord-est dal 2016). 

Perché la Turchia vuole attaccare i territori curdi?

Durante la guerra civile siriana, iniziata nel 2011, i curdi presero il controllo del “Rojava Kurdistan” dove istituirono un governo autonomo dal resto della Siria. E fondarono un proprio esercito, ovvero le Forze democratiche siriane (SDF), composto da gruppi armati curdi come l’Unità di protezione popolare (YPG) e altre milizie. Un’unità sostenuta dagli Stati Uniti con l’obiettivo di combattere lo Stato islamico e, oggi, quel che ne rimane. Ankara considera però l’esercito curdo (SDF) un’estensione del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), l’organizzazione politica-militare indipendentista dei curdi-turchi fondato da Abdullah Öcalan (da anni in carcere in Turchia), bollata come gruppo terroristico da Erdoğan e dai suoi alleati. 

I curdi nel nuovo governo

Non è ancora chiaro come il neo-governo siriano, guidato da Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), tratterà i curdi-siriani. Due giorni fa il leader Ahmad Sharaa – noto come Abu Muhammadal-Jolani – ha rassicurato la comunità internazionale sulla sorte della quarta etnia più grande del Medio Oriente (circa 30 milioni di persone che vivono tra Iraq, Siria, Turchia, Iran e Armenia), affermando che essi faranno parte a pieno titolo dello Stato. Ma nonostante controllino una fetta ampia del territorio siriano (oltre il 30%), i curdi non erano così isolati da anni. Non solo da Hts, che ha cominciato a riconquistare i territori presi dalle Sdf dopo la caduta di Assad. Ma anche dagli Stati Uniti. Trump, durante il suo primo mandato, ritirò parzialmente le truppe statunitensi dal nord-est della Siria, aprendo la strada a una vasta invasione turca. L’amministrazione americana contribuì poi a mediare un cessato il fuoco in cambio della cessione da parte dei curdi della zona cuscinetto al confine alla Turchia. Che ora, stando alle ultime notizie, sembrerebbe volere allargare. Anche per questo motivo, funzionari curdi-siriani chiedono al presidente eletto – che giurerà il prossimo 20 gennaio – di «non essere abbandonati». «Crediamo che lei abbia il potere di prevenire questa catastrofe. La sua leadership – conclude la lettera visionata dal Wall Street Journal – può fermare questa invasione e preservare la dignità e la sicurezza di coloro che sono stati alleati fedeli nella lotta per la pace e la sicurezza».

Articoli di ESTERI più letti
leggi anche