Stellantis svela i suoi piani per l’Italia: «2 miliardi per gli stabilimenti nel 2025». Incerto il futuro della gigafactory di Termoli
«È il momento delle decisioni, è il momento della responsabilità». È con queste parole che il ministro Adolfo Urso ha aperto il tavolo sull’automotive e su Stellantis. Il vertice di Palazzo Piacentini, sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy, è stato convocato per dare risposte urgenti e concrete a un settore sempre più in crisi. La posta in gioco è alta e lo si intuisce anche dal lungo elenco di partecipanti: il ministro delle Imprese Urso, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la ministra del Lavoro Marina Calderone, il responsabile di Stellantis per l’Europa Jean-Philippe Imparato, e poi aziende, sindacati, presidenti di regione, associazioni di categoria. Due i punti più importanti all’ordine del giorno: la strategia di Stellantis per gli stabilimenti italiani e le difficoltà del mercato dell’auto (non solo in Italia ma in tutta Europa).
Il «Piano Italia» di Stellantis
Al tavolo di oggi al Mimit è stato presentato il «Piano Italia» di Stellantis, ossia il documento che delinea cosa intende fare il colosso automobilistico nei suoi stabilimenti lungo la Penisola. Il governo italiano ha fissato infatti l’obiettivo di raggiungere un milione di veicoli prodotti ogni anno entro il 2030. Una cifra ben lontana dai livelli di produzione registrati nel 2024, che si chiuderà con ogni probabilità sotto quota 500mila veicoli. Al Mimit, Jean-Philippe Imparato ha svelato le strategie del gruppo per invertire questo trend. «Gli investimenti che Stellantis effettuerà in Italia sono confermati: per il 2025 sono previsti circa 2 miliardi di euro per gli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti in Italia», ha assicurato il responsabile per l’Europa di Stellantis. Il gruppo automobilistico, ha sottolineato ancora Imparato, «porterà avanti il proprio piano industriale in Italia con risorse proprie, senza qualsiasi forma di incentivo pubblico alla produzione».
La strategia per gli stabilimenti italiani
- A Pomigliano d’Arco (Napoli) sarà installata dal 2028 la nuova piattaforma Stla-Small, sulla quale è prevista la produzione di due nuovi modelli compatti. Verrà rafforzata inoltre la produzione delle vetture mass market con l’estensione della produzione della Panda fino al 2030.
- A Mirafiori (Torino) si continuerà a produrre la 500 ibrida e la nuova generazione della 500 elettrica. Dal primo gennaio 2025, inoltre, il capoluogo piemontese diventerà la sede della Regione Europa di Stellantis e il quartier generale della divisione Veicoli Commerciali del gruppo.
- A Cassino (Frosinone) verrà introdotta la piattaforma Stla-Large, su cui saranno prodotti tre nuovi modelli. Dal 2025, si inizierà a fabbricare la nuova Alfa Romeo Stelvio, dal 2026 la nuova Alfa Romeo Giulia, e a seguire una nuova vettura destinata al mercato top di gamma. Stellantis sta valutando inoltre di produrre i due modelli di Alfa Romeo nelle versioni ibride, e non solo in quella elettrica.
- Lo stabilimento di Melfi (Potenza) beneficerà del lancio di sette nuovi modelli. Dal 2025 saranno prodotte nella fabbrica lucana la nuova Ds n. 8, la nuova Jeep Compass, la nuova Lancia Gamma e la nuova Ds7, tutte elettriche. Di questi, tre modelli (Jeep, Gamma e Ds7) saranno anche ibridi, così da poter triplicare le previsioni sui volumi di produzione.
- Ad Atessa (Chieti) il polo produttivo di Stellantis destinati ai veicoli commerciali, si inizierà a produrre dal 2027 una nuova versione di Large Van. Lo stabilimento abruzzese, che esporta all’estero oltre l’80% della sua produzione, svolgerà un ruolo sempre più di rilievo nei piani di Stellantis.
- Modena diventerà il polo dell’alta gamma di Stellantis. L’intenzione del gruppo automobilistico è di sviluppare un progetto insieme a tutti gli attori della Motor Valley, con i migliori componenti nazionali in termini di innovazione e circolarità. Una strategia pensata per valorizzare il marchio Made in Italy e che si occuperà esclusivamente di auto top di gamma.
Il futuro incerto della gigafactory di Termoli
Gli annunci di Imparato sul futuro delle fabbriche italiane sono state accolte con entusiasmo dal ministro Urso, secondo cui il Piano Italia di Stellantis «dà riscontro alle istanze» del governo. Sul tavolo restano però diverse questioni irrisolte, a partire dal progetto della gigafactory di Termoli, in Abruzzo. Durante il vertice al Mimit, Imparato ha confermato il sostegno di Stellantis ad Acc, la joint venture con Mercedes-Benz che ha presentato il progetto per costruire la prima fabbrica italiana di batterie. Ma ha anche detto che sullo stabilimento abruzzese Stellantis non ha ancora deciso come procedere. Il progetto di Termoli, che pure ha ricevuto svariati milioni in finanziamenti dal Pnrr, è stato messo in stallo e non è chiaro se sarà portato effettivamente a termine.
Le richieste dei sindacati e il nodo del fondo sull’automotive
Ciò che i sindacati chiedono a Stellantis si può riassumere con una sola parola: certezze. «Abbiamo aspettative molto importanti. Vogliamo risposte certe da parte di Stellantis per quanto riguarda le produzioni, i nuovi modelli e la Gigafactory di Termoli», ha spiegato Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom Cgil, prima di entrare al Mimit. Al governo, invece, le sigle sindacali chiedono anzitutto di ripristinare il fondo destinato all’automotive, da cui l’esecutivo di Giorgia Meloni prevede di togliere oltre 4 miliardi di euro con la nuova Legge di Bilancio. Durante il tavolo al Mimit, Urso ha riconosciuto che il settore auto «è in una fase di profondi cambiamenti» e ha annunciato che il governo metterà a disposizione del comparto e della filiera «oltre un miliardo di euro nel 2025 per supportare le imprese nella transizione in corso con gli strumenti di politica industriale».
I rischi per l’occupazione
Ciò che più preoccupa in vista del 2025 sono soprattutto le possibili conseguenze della crisi dell’automotive sul mercato del lavoro. Secondo Anfia, l’associazione che riunisce le imprese della filiera, sono circa 40mila i lavoratori coinvolti. Mentre i sindacati avvertono che sono migliaia i lavoratori di Stellantis e delle aziende di componentistica che alla fine del primo trimestre del prossimo anno non potranno più godere della cassa integrazione. «La proroga degli ammortizzatori sociali è in capo alla Legge di Bilancio. Come sindacato stiamo facendo pressione affinché si acconsenta a un uso più prolungato», spiegava poche settimane fa a Open Stefano Boschini, coordinatore nazionale del settore auto della Fim Cisl.
In copertina: Una linea di produzione della Fiat Pandina nello stabilimento di Stellantis a Pomigliano d’Arco (ANSA)