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Case Green, la corsa dell’Italia sull’energia parte da scuole e ospedali: più della metà è da riqualificare. Cosa sta facendo il governo

18 Dicembre 2024 - 13:48 Gianluca Brambilla
direttiva case green edifici pubblici
direttiva case green edifici pubblici
Stanziati due miliardi di euro per efficientare gli edifici pubblici. Ma gli obiettivi europei restano lontani

Più della metà degli edifici pubblici (il 56%) è inefficiente dal punto di vista energetico e circa uno su quattro (il 24%) appartiene alla classe G, la più bassa in assoluto. È quanto emerge da un’analisi della Community Smart Building del think tank The European House – Ambrosetti (Teha). Il quadro è particolarmente preoccupante in vista degli obiettivi fissati con la direttiva europea sulle performance energetiche degli edifici, ribattezzata in Italia «direttiva case green». Tutti gli stati membri sono chiamati a ridurre i consumi energetici degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Dal 2030, inoltre, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero. Un obbligo che per gli immobili di proprietà pubblica, o comunque occupati da enti pubblici, scatta già a partire dal 2028.

Quanto sono vecchi gli edifici pubblici in Italia

Il settore edilizio in Italia è responsabile del 42% dei consumi energetici e del 18% delle emissioni di gas serra, responsabili dei cambiamenti climatici. La direttiva case green punta proprio ad abbattere i consumi di energia e, di conseguenza, contrastare il surriscaldamento globale. Per riuscirci, un contributo fondamentale potrebbe arrivare proprio dagli edifici pubblici, ossia ministeri, sedi delle amministrazioni locali, scuole, ospedali, stazioni e case popolari. Secondo l’analisi di Teha, il 56% degli edifici pubblici italiani si trova nelle tre classi energetiche peggiori (E, F e G), con un quarto del totale che è concentrato nella sola classe G, la più bassa di tutte. Mentre le tre classi energetiche più alte – ossia A4, A3 e A2 – riguardano appena il 4% del totale degli immobili.

Il boom di interventi tra il 2025 e il 2030

Per raggiungere i target della direttiva europea, il governo italiano punta ad accelerare gli interventi di riqualificazione degli edifici pubblici. Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) prevede un tasso di efficientamento del 3% annuo dal 2025 al 2030, un ritmo nove volte superiore a quello tenuto tra il 2014 e il 2022. A fronte di questi obiettivi, la pubblica amministrazione oggi appare in ritardo. Dopo il picco del 2018, quando si è raggiunto un tasso annuale di riqualificazione degli edifici pubblici del 4,1%, la percentuale è calata significativamente fino ad attestarsi a un misero 0,7% nel 2022. Almeno sulla carta, dal 2025 sempre più scuole, università, stazioni, case popolari e sedi delle amministrazioni locali dovrebbero essere riqualificati. Per riuscirci, l’Agenzia del Demanio ha stanziato poco più di due miliardi di euro che serviranno a efficientare circa 5 milioni di metri quadrati di superficie degli edifici pubblici entro il 2026.

Cosa frena le riqualificazioni degli edifici pubblici

A rallentare i piani di riqualificazione degli edifici pubblici contribuiscono diversi problemi. Innanzitutto, i ritardi burocratici e l’eccessivo numero di enti coinvolti, ma anche la mancanza dei fondi e la carenza di competenze tecniche all’interno della pubblica amministrazione. Ma c’è una soluzione, suggerita dall’analisi di Teha, che consentirebbe di accelerare gli investimenti e raggiungere gli obiettivi europei sull’efficienza energetica degli edifici. Si tratta dei partenariati tra pubblico e privato, che ad oggi in Italia sono ancora poco diffusi. Tra il 1990 e il 2021, si legge nel report, il nostro Paese ha speso 4,5 miliardi di euro per progetti di riqualificazione degli efici che hanno visto una collaborazione tra pubblico e privato. Una cifra sensibilmente più bassa di quanto è stato speso, nello stesso periodo di tempo, nel Regno Unito (93 miliardi), in Francia (14,1 miliardi) e in Spagna (7,9 miliardi).

In copertina: Il rendering della futura scuola nel quartiere Torrino-Mezzocammino, a Roma. I lavori inizieranno nel 2025 (ANSA)

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