L’80enne che ha fatto arrestare quello che voleva truffarla: «Sono anziana, ma ancora sveglia»
«Sono anziana, ma ancora sveglia». La signora Rosa, storica residente dei Parioli a Roma, ha 80 anni. Ma è ancora «in grado di capire quando qualcuno mi vuole truffare, per questo sono riuscita a farlo arrestare». Lunedì Rosa ha mandato in galera un 30enne napoletano. Mentre qualche giorno fa un gruppo di malviventi ha estorto a una signora 5mila euro. A Rosa però no. Anche lei ha ricevuto una chiamata in cui si diceva che suo figlio fosse in difficoltà, racconta oggi al Messaggero. «Mi hanno chiamata al numero fisso che si può trovare sulle pagine bianche. Secondo me è così che queste persone scelgono le vittime. Non si tratta di un singolo, dietro c’è una regia ben organizzata, come mi hanno confermato poi gli agenti ringraziandomi di averli aiutati a prendere uno dei componenti», dice nell’intervista di Lucia Urbani.
La chiamata
Quando l’hanno chiamata «a parlare era un uomo, abbastanza giovane, con un forte accento napoletano. Dopo essersi presentato come un maresciallo dei carabinieri mi ha chiesto se mio marito, del quale conosceva nome e cognome, fosse in casa. Io ho risposto di no e, quando il mio interlocutore ha avuto la conferma che fossi sola, ha iniziato a inscenare la truffa. Mi ha detto – con tono autoritario ma allo stesso tempo rassicurante – che mio figlio aveva investito una donna incinta che ora doveva essere operata d’urgenza in una clinica privata. Poi ha aggiunto che mio figlio era lì con loro, in una camera di sicurezza. E si era già confrontato con il suo avvocato il quale gli aveva consigliato di pagare la cifra richiesta della vittima – 10 mila euro – per evitare il processo. Cifra che appunto avrei dovuto consegnare io immediatamente».
La truffa
La puzza di truffa, sostiene, l’ha sentita in base all’«esperienza. Purtroppo ho ricevuto una telefonata praticamente identica a primavera. Io sono convinta che si trattasse proprio della stessa persona che la scorsa volta era quasi riuscita a truffarmi. Non avevo subito capito che volevano ingannarmi. Loro puntano molto sulla paura: a primavera ero nel pallone e non capivo nulla, ero già pronta a dargli tutto. Durante il corso della telefonata però sono arrivati i primi dubbi e così con la scusa di avere il telefono rotto ho chiuso la chiamata e non ho mai più risposto a nessuna telefonata per tutto il giorno». Questa volta invece «ho riconosciuto la voce: era lo stesso uomo. Allora ho deciso di ingannarlo stando al suo gioco. Mi ha raccontato la solita storia per poi chiedermi – con una scusa – il mio numero di cellulare. Il loro obiettivo è tenere occupate tutte le linee telefoniche affinché uno non possa chiamare le forze dell’ordine. Ma io sono stata più furba».
Il truffatore truffato
«Gli ho fatto credere di essere molto spaventata e di essere disposta a dargli tutti gli oggetti di valore che avevo in casa visto che non avevo i contanti. Ho finto che il mio cellulare prendesse poco bene e quindi ho fatto cadere la linea più volte. Nel frattempo sono scesa dal portiere per dirgli di chiamare la polizia. E così quando il malvivente, come da accordi telefonici, è arrivato a casa mia per prendere gli oggetti di valore ha trovato i poliziotti che lo hanno arrestato», è la conclusione. Anche se ha rischiato che lui arrivasse prima degli agenti: «Ho calcolato anche questo. L’ho tenuto al telefono finché non sono arrivati gli agenti. Fingevo di rovistare tra i cassetti alla ricerca di cose preziose. La prima volta stavo per cascarci, ora dovevo vincere io. Spero che adesso scovino l’intera banda in modo che non possa più far male a nessuno».