La vecchia bufala della Diocesi di Treviso che vieta la preghiera dell’Alpino
Circola una vecchia bufala, smentita nel 2015, riguardante un presunto divieto della Diocesi di Treviso di celebrare la preghiera dell’Alpino. L’indignazione è ulteriormente alimentata dalla falsa affermazione che tale decisione sarebbe collegata al desiderio di non offendere migranti e pacifisti. Una falsità tornata a galla anche in vista delle festività natalizie.
Per chi ha fretta
- La bufala risale al 2015 e non riguardava la Diocesi di Treviso, ma quella di Vittorio Veneto.
- Nel 2015, un sacerdote aveva proposto di modificare due parti della preghiera senza porre alcun divieto.
- Gli alpini preferirono recitarla integralmente, ma al di fuori della chiesa.
- La bufala venne ripresa da molte testate nel 2015, nessuna in questo 2024. Di fatto, circola solo sui social.
Analisi
Ecco un esempio di come viene veicolata la bufala:
Per favore finitelaaa
La Diocesi di Treviso ha vietato la preghiera dell’Alpino perché urta i migranti ed i pacifisti… e noi la facciamo girare per tutto il web per difenderle…
Crocifisso no… presepio no… carne di maiale no… recite natalizie no… preghiera dell’Alpino no… siamo italiani o camaleonti? Ci dobbiamo adattare a chi viene in Italia?
L’origine della bufala
Nell’agosto 2015, alcuni siti e testate giornalistiche avevano accusato la Diocesi di Treviso di voler vietare la preghiera dell’Aplino (es. «Vietata la preghiera degli Alpini: urta immigrati e pacifisti»). In realtà, la vicenda non riguardava la Diocesi di Treviso, ma di una chiesa situata a San Boldo, nel Comune di Cison di Valmarino (TV). Come raccontato all’epoca dal vescovo Pizziolo, non ci fu alcun tentativo di censura della preghiera, bensì una richiesta da parte del sacerdote rivolta agli alpini: sostituire la parola “armi” con “animi” e la parola “contro” con “di fronte”:
Dichiarazione del vescovo Pizziolo, sui fatti accaduti sabato 15 al S. Boldo
«Mi sono accuratamente informato, da persone presenti, sui fatti accaduti al S. Boldo. La stampa parla di proibizione di leggere la preghiera degli alpini, di “censura” e così via. In realtà il sacerdote celebrante (un padre Servita da poco giunto in diocesi) si era limitato a chiedere – in una celebrazione dell’Assunta in cui gli alpini erano non più del 30-40% dei presenti – la sostituzione della parola: “armi” con “animi” e della parola “contro” con “di fronte”. Questo non è stato accettato dai responsabili che hanno deciso di far leggere la preghiera all’esterno della chiesa. Mi è stato segnalato che – probabilmente per disattenzione – l’invito a lasciare la chiesa e la conseguente uscita degli alpini sono avvenuti prima della normale conclusione della S. Messa, con evidente disagio e disorientamento degli altri fedeli presenti. Ciò mi sembra molto spiacevole. Desidero aggiungere che – volendo rispettare una tradizione lunga qualche decennio e facendo conto sul buon senso delle persone – io finora non ho emanato, nella mia diocesi, nessuna indicazione sul fatto di leggere o non leggere o come leggere la preghiera degli alpini. Evidentemente questo fatto e la risonanza mediatica assolutamente esagerata che sta avendo, mi costringerà a intervenire per trovare, ovviamente in dialogo con gli alpini, una posizione che eviti il ripetersi di questi fatti».
A rifiutare la lettura sono stati gli alpini, come riportato dal TG2000 del 18 agosto 2015.
Rispetto al 2015, in questo 2024 nessuna testata giornalistica, nemmeno locale, ha rilanciato la bufala.
Conclusioni
Non c’è stato alcun divieto nel 2024 da parte della Diocesi di Treviso, così come quella di Vittorio Veneto, per la celebrazione della preghiera dell’Alpino. Si tratta di una bufala che risale al 2015 e tornata a galla durante il periodo natalizio.
All’epoca, nel 2015, se ne erano occupati i colleghi di Butac. Nel 2024, contattando la Diocesi di Treviso, i colleghi di Facta.
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