Caso Pelicot, 20 anni di carcere all’ex marito che l’ha drogata e fatta violentare per un decennio. Condannati anche 50 uomini che l’hanno stuprata
Domininque Pelicot è stato condannato al massimo della pena: 20 anni di reclusione per gli stupri aggravati nei confronti della moglie Gisèle. Il tribunale di Avignone ha dichiarato colpevole l’uomo che per dieci anni (dal 2011 al 2020) ha drogato la moglie, facendola violentare da decine di altri uomini conosciuti online, filmando gli incontri, come lui stesso ha ammesso nel settembre del 2024 di fronte ai giudici. Pelicot è stato ritenuto colpevole di aver prodotto e distribuito immagini pornografiche – oltre che di Gisèle – anche della figlia Carolina e delle mogli dei suoi figli. Secondo quanto dichiarato dall’avvocata dell’uomo Béatrice Zavarro, Pelicot sta valutando di presentare ricorso e ha dieci giorni per farlo.
Le condanne ai 51 stupratori
Gli imputati erano in totale 51, incluso Pelicot. Sono stati tutti ritenuti colpevoli dai giudici. Dei 50 uomini, 46 sono stati per stupro aggravato, due di tentato stupro e due di violenza sessuale, riporta il Guardian. Tra coloro condannati per stupro, c’è un uomo che ha sottoposto la moglie alla stessa tortura subita da Gisèle, lasciando che questa fosse violentata da Dominique Pelicot dopo averla drogata. Per lui la pena inflitta è di 12 anni. Gli altri hanno ricevuto pene dai 3 ai 15 anni, di cui due con pena sospesa e quattro con una pena parzialmente sospesa. Gli anni inflitti sono in molti casi minori di quanti ne erano stati chiesti dalla procura. Solo 18 imputati si erano dichiarati colpevoli. Gli altri si sono difesi sostenendo che non sapessero che Gisèle Pelicot fosse ignara di tutto e non avesse dato il suo consenso. Anche loro hanno dieci giorni per appellarsi alla decisione.
Merci Gisèle
Merci Gisèle si legge sugli striscioni delle decine di persone che si sono radunate davanti al palazzo di giustizia di Avignone in occasione del verdetto. La donna oggi 72enne è diventata un’icona del femminismo, simbolo di coraggio e dignità. Ammirata per essersi battuta contro il marito la cultura dello stupro. Arrivata intorno alle 9 del mattino in aula, al suo passaggio è stata applaudita mentre dalla folla si levava un coro che scandiva il suo nome. «Questo processo – ha dichiarato l’europarlamentare francese progressista Manon Aubry – sarà per sempre ricordato come un momento chiave della lotta alla cultura dello stupro». Ma fuori dal palazzo di giustizia di Avignone si sono levate anche voci di protesta, di coloro che ritengono il verdetto inflitto agli stupratori sia stato troppo clemente.
Immagine di copertina: EPA / Guillaume Horcajuelo