Università, la provocazione della ministra Bernini ai rettori: «Bilanci in crisi, ma volete il doppio dello stipendio». Ecco chi ha la richiesta in sospeso
La questione degli stipendi dei rettori continua a far discutere, nonostante la gran parte delle richieste sia sospesa tra richieste ambiziose e bilanci universitari messi a dura prova. Sono trenta le università italiane che hanno formalmente chiesto al Ministero dell’Università e della Ricerca il via libera per aumenti significativi alle indennità di rettori, prorettori e gettoni di presenza nei consigli di amministrazione. Una decisione che, però, si è arenata davanti alle perplessità della ministra Anna Maria Bernini. Ora, quest’ultima, chiarisce perché così tante richieste siano rimaste pendenti, qualcuna anche per quasi un anno. «Ho tenuto ferme queste richieste visto che i rettori hanno sempre parlato di difficoltà. È una richiesta che possono decidere di fare se ritengono che il bilancio dell’ateneo lo renda possibile. Ma io, fino ad ora, visto che i rettori hanno sempre parlato di difficoltà, ho tenuto ferme queste richieste», ha dichiarato la ministra agli Stati Generali dell’Università. E ha continuato con un commento che suona come una provocazione: «Se ritengono di avere la disponibilità di farlo, questo mi fa pensare che i loro bilanci non siano poi così malmessi, altrimenti non avrebbero la possibilità di aumentarsi l’indennità, perché l’aumento passa attraverso dei parametri di benessere di bilancio».
Quante (e quali) sono le richieste pendenti
Le richieste di aumento, se approvate, comporterebbero un impatto finanziario non indifferente. Solo per i rettori, il totale delle indennità passerebbe dagli attuali 1,8 milioni di euro a oltre 3,5 milioni, con un incremento che, in alcuni casi, arriva anche a quadruplicare lo stipendio. A questo si sommerebbe l’aumento delle indennità per i prorettori e i gettoni di presenza. In termini di cifre, tra le richieste più significative spiccano quelle dell’Università di Genova, con un aumento proposto di oltre 116mila euro, che porterebbe il rettore da 44.409 a 160.567 euro annui. E, come rivelato da Open, la richiesta del rettore di quadruplicarsi lo stipendio è stata giustificata con il fatto che dal 2022 le bollette dell’energia elettrica sono calate. Quanto alle cifre, anche l’Università del Piemonte Orientale ha avanzato una richiesta simile, con un incremento di 112.795 euro per raggiungere la stessa cifra. Le richieste di aumento attualmente pendenti arrivano in tutto da 30 atenei, distribuiti lungo tutta la penisola, da Perugia a Cagliari, passando per Torino, Parma e Napoli Federico II. Tra gli altri, figurano istituzioni prestigiose come la Scuola Normale Superiore di Pisa e l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Ecco la lista completa:
- Perugia
- Della Calabria
- Brescia
- Ferrara
- Iuav Venezia
- Trieste
- Urbino
- Napoli Parthenope
- Cagliari
- Torino
- Genova
- Stranieri di Perugia
- Piemonte Orientale
- Salerno
- Basilicata
- Macerata
- Politecnico di Bari
- Scuola Normale Superiore
- Vanvitelli
- Chieti Pescara
- Università degli Studi di Napoli “Federico II”
- Università degli Studi di Catanzaro
- Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa
- Alma Mater Studiorum Università di Bologna
- Molise
- Pavia
- Tuscia
- Parma
- Camerino
- Tor Vergata
La Crui: «Il 75% dei bilancio è dovuto al costo del personale»
Nelle scorse settimane, a mettere in guardia sullo stato precario dei bilanci delle università era stata proprio la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui): «In media, in Italia, il costo del personale rappresenta quasi il 75% dei bilanci universitari», aveva dichiarato la presidente Giovanna Iannantuoni, nonché rettrice dell’Università Milano Bicocca, sottolineando che anche le bollette, aumentate a causa della crisi energetica, «pesano per un ulteriore 12%». E, delineando un quadro di difficoltà finanziaria apparentemente condiviso da molti atenei, aveva aggiunto: «In queste condizioni, come si fa a gestire un bilancio che viene mangiato da queste voci?». Parole che, evidentemente, non sono passate inosservate alla ministra Bernini e che oggi ha colto per lanciare il suo sospetto agli Stati Generali: se i bilanci sono davvero così in difficoltà, come si giustificano richieste così onerose? La decisione ora passa al ministero dell’Economia e delle Finanze, incaricato di valutare la sostenibilità e la legittimità delle richieste.