La storia di Giulia: «Dal 2017 rubano le mie immagini online. Oggi le usano per i porno e nessuno fa nulla»
Il fenomeno dei profili falsi non è certo nuovo. Giulia Hamiti se ne è resa conto nel 2017, quando si è trovata di fronte a profili che usavano le sue foto nonostante non fossero loro. Non solo su Instagram, le sue immagini associate al nome di sconosciute apparivano anche sulle app di incontri Tinder e Badoo. I nomi delle ragazze che millantavano di essere lei spesso erano simili: Eli, Elisa, Elise. «Ho scoperto dell’esistenza di questi profili perché alcuni ragazzi mi hanno scritto – spiega la 28enne – dopo essersi scritti con questi profili ed essersi accorti che qualcosa non andava. In qualche modo sono arrivati al mio profilo e hanno capito che quelle foto erano state prese senza il mio consenso», ha raccontato Giulia a Fanpage.
I deepfake porno
Inizialmente, Giulia non aveva dato peso alla scoperta. «Mi sono fatta una risata perché pensavo fosse opera di un pazzo ma che sarebbe finito tutto di lì a poco», ha aggiunto. Ma di anno in anno la situazione è peggiorata. E l’intelligenza artificiale ha fatto la differenza. Negli ultimi mesi, ai profili falsi si sono aggiunti i deepfake. Immagini e video pornografiche in cui il volto di Giulia appare sul corpo di altre donne. E il responsabile, secondo le ricerche di Giulia, potrebbe anche essere una sola persona particolarmente accanita la cui identità rimane sconosciuta. «Dopo tanto tempo ho trovato un profilo Facebook che sembrava appartenere a un ragazzo – racconta la giovane – e ho notato che alcune foto di paesaggi caricate lì erano le stesse trovate sui vari profili fake. Mi sono fatta coraggio e gli ho scritto per dirgli di smetterla. La sua risposta? Bloccarmi e dopo due settimane ho scoperto dell’esistenza delle immagini pornografiche con il mio viso».
«Nessuno fa nulla»
Assistita dal suo avvocato Alfredo Maccarone, Giulia ha presentato quattro denunce alla polizia postale per furto d’identità. Ma al momento nulla sembra essere cambiato. E lei ce la fa più: non riesce a dormire senza farmaci, ha attacchi d’ansia e di panico e anche andare al lavoro è diventato troppo per lei. «Se una persona perseguita un’altra anche tramite social è lo stesso come se fosse dal vivo – spiega Giulia – e la mia è una situazione grave e voglio essere ascoltata. Mi sento come se avessi un uomo davanti casa mia tutti i giorni»