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Colpa del figlio svogliato, dei rincari o della scortesia? Così la chiusura di una pasticceria storica di Milano è diventata un caso

20 Dicembre 2024 - 18:59 Ygnazia Cigna
pasticceria san gregorio chiude
pasticceria san gregorio chiude
Un'intervista del titolare 80enne della pasticceria San Gregorio aveva fatto discutere. Poi sono spuntate vecchie recensioni degli utenti e il commento del figlio: «Il problema è dovuto soprattutto ai costi dell'affitto»

Dopo 62 anni di attività, Milano si prepara a salutare un’istituzione: la pasticceria San Gregorio. Dietro si nasconde una storia che intreccia tradizione e famiglia, divergenze generazionali e un contesto economico sempre più sfavorevole. Il titolare Angelo Bernasconi, ottant’anni e una vita con le mani sporche di farina, abbasserà per l’ultima volta la saracinesca della San Gregorio: «Il locale è grande, paghiamo duecentomila euro l’anno di affitto e non riusciamo a sostenere rincari per il rinnovo del contratto. Ma soprattutto non mi trovo con il modo di lavorare di mio figlio, di mia nuora e della mia ex moglie. Raccolgono gli ordini con Internet e non hanno voglia di lavorare dall’alba fino a sera tardi come me», ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera che in questi giorni ha fatto scatenare le polemiche.

Le differenze di vedute tra padre e figlio

Da una parte, c’è Angelo, 80 anni: per lui la pasticceria è una seconda casa. Dall’altra, c’è Davide, il figlio giovane, 31 anni, con una visione più moderna e razionale: la pasticceria, ritiene, non può essere tutta la vita. «Non voglio penalizzare la mia sfera personale per il lavoro, ci sono limiti dettati dalla famiglia. Del resto stare 24 ore in laboratorio, come ha sempre fatto mio papà, non aumenta né la nostra produttività, né il fatturato né la felicità dei clienti», ha spiegato. Due visioni opposte: il padre che vive la pasticceria come missione, il figlio che cerca un equilibrio tra lavoro e vita privata. «Chi ha detto che il pasticciere non si può fare anche in smart working? Raccogliere gli ordini online aiuta a preservare un minimo di qualità della vita oltre ad allargare i mercati», ha aggiunto il 31enne, che guarda all’esempio di colleghi con orari più “umani”. Le ragioni che hanno portato alla chiusura, però, sono molteplici e si intrecciano: da un lato, i rincari, dall’altro le divergenze nell’approccio al lavoro.

Il crollo delle recensioni

Dopo queste dichiarazioni al Corriere, su X c’è chi ha fatto notare che le difficoltà della pasticceria, in realtà, non sono una novità e si rifletterebbero anche nella qualità del servizio offerto ai clienti. Su TripAdvisor e sui social, negli ultimi mesi, le recensioni negative non sono mancate: c’è chi critica l’ambiente, definendolo trascurato, chi lamenta prezzi esorbitanti e chi punta il dito principalmente contro il figlio, accusato di scarsa cortesia. «Quando c’era il padrone era tutto impeccabile, ora l’arroganza del figlio ha rovinato tutto», scrive un utente. Ma non tutti sono estremamente critici: c’è chi riconosce il valore della pasticceria e del personale, pur trovando i prezzi elevati. «Una focaccina da 8 euro e 50? Un pezzo di torta salata 26 euro? Assurdo», si legge invece in un’altra recensione. «Ho smesso di andarci anni fa. Ambiente sporco e disordinato. Le vetrine spesso riportano annunci di ricerca personale», recita un’altra ancora.

Il chiarimento del figlio: «Il problema sono i costi aumentati»

Dopo l’intervista e le polemiche online, il figlio Davide Bernasconi ha voluto chiarire la sua posizione con un post su Instagram. «Chi ci conosce ed è nostro cliente da anni sa che pur con vedute diverse, sia per differenze di generazione, sia perché siamo persone diverse, io e gli altri membri della mia famiglia lavoriamo gomito a gomito da più di 12 anni, io in particolare da 8 anni 7 giorni su 7 minimo 12 ore», ha spiegato. «L’articolo pare aver dato più risalto a fittizie divergenze di gestione familiare, mentre il vero problema che però non è sorto o è apparso solo in parte è che la Pasticceria San Gregorio chiude per un aumento di affitto ormai divenuto insostenibile o comunque eccessivo, tale da non poterci permettere un giorno di chiusura o orari ridotti», ha aggiunto. «Gli affari vanno bene e grazie a Dio riusciamo a sostenere queste spese con tante ore di lavoro e sacrifici, però le spese per chi ha un’azienda in Italia sono alte. Affitto quadruplicato, luce triplicata, burro e materia prima più che raddoppiata. Questo è la realtà che purtroppo il Corriere non ha voluto far emergere», ha concluso. Con i suoi cannoncini e i marrons glacés amati da nomi come Fernanda Pivano e Carla Fracci, la pasticceria era un simbolo di eccellenza artigiana e dedizione. Oggi, però, il peso dei cambiamenti economici e sociali si fa sentire, spegnendo le luci di un laboratorio storico.

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